Un milione di posti di lavoro persi a causa della crisi economica. La necessità di riforme strutturali per liberare risorse del Pil. Un deficit che cresce a causa delle minori entrate. E una flessione molto forte delle esportazioni italiane.Non è rosea la situazione dell'economia del nostro Paese come risalta dai dati del Centro studi di Confindustria e dell'Istat resi noti quest'oggi.
Disoccupazione, meno un milioneSaranno un milione i posti di lavoro persi in Italia a causa della crisi economica. È quanto stima il Centro studi Confindustria (Csc) sottolineando che a causa della recessione tra il 1° trimestre del 2008 e il 1° trimestre del 2010 saranno prossime al milione le unità di lavoro perse, considerando le persone in cassa integrazione e i posti di lavoro persi. Una perdita - rileva il Csc negli scenari economici - comunque inferiore a quella del 1992-1993 (con 1,2 milioni di posti persi), nonostante la più intensa caduta di attività nell'attuale crisi. L'occupazione per gli industriali dovrebbe comunque cominciare a crescere già dal 2° trimestre del 2010, anche se si registrerà una flessione aunnua dello 0,6% per effetto del trascinamento. La contrazione del numero di addetti è particolarmente marcata nell'industria in senso stretto, più esposta alla crisi, e che ha già perso 83 mila unità di lavoro dipendenti nel 2008 e altre 86 mila nel 1° trimestre del 2009. Il Csc stima una flessione di circa 257 mila unità nel 2009 (-6,2% rispetto al 2008).
Necessità di riforme per il rilancioAl contempo il Centro studi di Confindustria rilancia l'appello per le riforme: «Senza crescita più alta diventano insostenibili gli standard di welfare state e si incrina la coesione sociale. Le mancate riforme hanno costi enormi». Secondo l'istituto degli industriali, queste riforme «offrono gigantesche opportunità: facendo leva su infrastrutture, istruzione, pubblica amministrazione e liberalizzazione il pil italiano può guadagnare almeno il 30%» nei prossimi vent'anni.
Il deficit sale causa minori entratiIl deficit pubblico italiano nel 2009 si attesterà al 4,9% del pil, scendendo nel 2010 al 4,7%. Per il Centro studi il debito salirà invece al 114,7% quest'anno e al 117,5% nel 2010, dal 105,7% del 2008.Il livello del deficit per il 2009, sottolinea il Csc, «è attribuibile principalmente alla dinamica delle entrate che, per la prima volta dal dopoguerra, sono stimate in diminuzione: -1,4% rispetto al 2008».
Brutte notizie per il commercioAd aprile scorso, rispetto allo stesso mese del 2008, la dinamica dei flussi commerciali da e verso l'area Ue è risultata negativa: le esportazioni sono diminuite del 33,8 per cento e le importazioni del 30,2 per cento. Considerando l'interscambio complessivo, sempre nel mese di aprile 2009, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, le esportazioni sono diminuite del 28,7 per cento e le importazioni del 30 per cento. Il saldo commerciale è risultato negativo per 277 milioni di euro, a fronte del disavanzo di 1.022 milioni di euro dello stesso mese del 2008.