Ad aprile, per la prima volta dal maggio 2008, la fiducia di imprese e consumatori europei è tornata a salire. È quanto emerge dagli indicatori della Commisione Ue (Bci ed Esi) che - sottolinea Bruxelles - restano comunque ad un livello "molto basso", anche in seguito al vero e proprio crollo registrato nel mese di febbraio. Tra gli Stati membri che guidano il rimbalzo c'è l'Italia, insieme con Regno Unito, Olanda e Spagna, mentre un aumento della fiducia molto più moderato si registra in Francia e Germania.
La situazione in Italia fotografata ieri dall'Istat. La recessione ha condizionato i consumi degli italiani: secondo gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio (diffusi ieri dall’Istat, ma si riferiscono a febbraio), nel mese sono calate dello 0,7% rispetto a gennaio e del 3,1% su febbraio 2008. Ancora nessun risveglio, insomma, anche se Confcommercio spera ora nello scarto temporale con aprile, mese per il quale l’Isae ha già segnalato invece un aumento della fiducia fra i consumatori. E ieri l’Isae ha aggiunto che un recupero è in atto anche fra le imprese manifatturiere (il relativo indice di fiducia è salito a 64,2 da 60,9 di marzo), anche se permane la previsione di tenere bassi gli investimenti nel 2009.Nell’Italia di oggi si scopre che a "tirare" l’industria in tempi di crisi è soprattutto l’alimentare. È questo settore primario, infatti, quello che ha fatto segnare la minore flessione nelle vendite ("solo" meno 1% nel tendenziale annuo, a fronte del -4,1% dei prodotti non alimentari). L’alimentare è pure una delle voci "di punta" che ha consentito a marzo alla bilancia commerciale verso gli stati extra-Ue di tornare con un saldo attivo (per 176 milioni di euro) dopo più di due anni, secondo gli altri dati resi noti dall’Istat. Il dato è senz’altro positivo (specie se raffrontato con un anno prima: a marzo 2008 c’era stato un deficit di 1,21 miliardi), ma una sua analisi nel dettaglio non spinge a esultare. Per il terzo mese di seguito, infatti, i flussi commerciali tendono all’ingiù e il saldo attivo è dovuto più che altro a un calo delle importazioni molto forte (-23,5% nell’anno), ben superiore al 15% di calo segnato dal nostro export. In ogni caso «il ritmo di caduta dell’export italiano verso i Paesi extra-Ue sta rallentando», secondo il sottosegretario al Commercio estero, Adolfo Urso, che sottolinea come segnali si siano manifestati in particolare «verso la Cina, soprattutto per l’abbigliamento e la meccanica, i Paesi Opec e la Svizzera». Permane forte, invece, il calo delle esportazioni verso Turchia (-39,9%), Russia, Usa, Brasile e India.Una lettura incoraggiante della situazione viene fatta da Renato Brunetta: per il ministro della Funzione pubblica (e noto economista) il punto è che «adesso vediamo, sfasata, una crisi che probabilmente è già passata», come «a ottobre non la vedevamo perché ci basavamo sui dati dei semestri precedenti». Anche per Confcommercio bisogna distinguere. Un conto è il calo delle vendite a febbraio, più marcato (-6,1%) nelle imprese attive su piccole superfici, mentre si conferma la tendenza degli italiani a frequentare di più i discount alimentari (+3,8%). Per l’associazione di piazza Belli i mancati acquisti colpiscono in specie i vestiti e i mobili, con una tendenza che si ripercuote «in una continua riduzione del numero delle imprese operanti». La ripresa del clima di fiducia ad aprile può essere letta però come «un sintomo dell’attenuarsi della fase recessiva».