Fino a circa quindici anni fa, quell’edificio che si trova poco prima della chiesa era la residenza di chi era incaricato di sorvegliare il più alto Santuario d’Europa, a 2035 metri di altitudine. Molte furono le famiglie che si susseguirono nel tempo, ma con la scomparsa, nel 2006, dell’ultimo custode si chiuse la lunga tradizione piemontese di quel massarium già citato nel XV secolo, che aveva il compito di assistere i viandanti e offrire loro riparo. Domani la 'casa del randiere' di Sant’Anna di Vinadio riaprirà le sue porte con una nuova veste, completamente trasformata al suo interno per tornare ad ospitare, accogliere e raccontare. I lavori si inseriscono nel progetto di riqualificazione e rifunzionalizzazione 'Sant’Anna: un santuario, mille percorsi', avviato nel 2019 e realizzato grazie al sostegno della Fondazione Crt, nell’ambito del progetto 'Santuari e Comunità - Storie che si incontrano', con il contributo di Fondazione Crt, de La Guida e donazioni private.
La Casa del randiere ospiterà una sala polifunzionale al piano superiore e uno spazio di memoria e racconto, attraverso un allestimento permanente, al piano inferiore. «Restituiamo alla comunità – commenta il presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia – recuperato e completamente trasformato, un importante 'tassello' del santuario di Sant’Anna di Vinadio: la casa del randiere, luogo di operosità, accoglienza, condivisione, eredità del passato che 'parla' oggi alle nuove generazioni . Il progetto di riqualificazione e rinascita è stato sostenuto nell’ambito del grande progetto 'Santuari e comunità' che, insieme alle diocesi e alle realtà del territorio, contribuisce a valorizzare il ruolo dei santuari come luoghi di incontro, scambio, inclusione culturale e sociale per le comunità del terzo millennio». Il progetto ha unito negli scorsi mesi gli interventi edili di restauro e recupero a iniziative di valorizzazione culturale e di carattere socia- le, come il lungo weekend di festa in programma a fine mese (dal 31 luglio al 1 agosto, coordinato dall’associazione culturale 1000miglia in collaborazione con la Pastorale giovanile della diocesi di Cuneo) che prevede l’osservazione del cielo stellato, una passeggiata sui luoghi del randiere, letture, riflessioni e lo spettacolo Infernum. Dante a tempo di rap.
Per raccontare la storia del Santuario in modo coinvolgente, è stato realizzato un percorso permanente sviluppato con il coinvolgimento di persone ed enti del territorio che hanno contribuito ad arricchire la narrazione, mettendo a disposizione materiali significativi e ricordi personali. In questo modo, le camere, la cucina, la cantina, il bar del randiere diventano luogo di racconto collettivo dei mille cammini che da secoli si incrociano a Sant’Anna. Si parte dalle origini del Santuario di Sant’Anna (il primo documento noto è del 1307) fino ad arrivare alla contemporaneità, seguendo le trasformazioni architettoniche del complesso dedicato a Sant’Anna e lo sviluppo storico delle comunità del territorio. Un’intera sezione dell’allestimento è dedicata ai cammini di fede, ricercando nella storia l’origine dei pellegrinaggi tradizionali che ancora oggi uniscono le comunità dei paesi della valle, con una selezione degli ex voto che offrono uno spaccato della vita del territorio da fine Ottocento. Su una parete trova spazio l’aspetto più intimistico ed affettivo verso il Santuario, con fotografie di famiglia e testimonianze raccolte nei mesi del progetto tra coloro che hanno dato la propria disponibilità a contribuire al racconto collettivo. Infine, al piano superiore, nel 'cuore' della casa, la camera da letto del randiere, con una splendida vista sulla chiesa, ospita il ricordo dell’ultimo custode, Lidio Giraudo, affidato alle fotografie e alle testimonianze messe a disposizione dalla sua famiglia.
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