Assunzioni a tempo indeterminato ridotte al lumicino nei primi tre mesi del 2017. Si accentua la tendenza alla precarizzazione del mercato del lavoro italiano dopo la fine della stagione degli incentivi, secondo gli ultimi dati dell’Inps.
Il saldo tra assunzioni e cessazioni di contratti a tempo indeterminato è crollato dai +214mila posti nel primo trimestre di due anni fa (un boom alimentato dalla decontribuzione totale) ai 41mila del 2016, e si è ulteriormente più che dimezzato (-58%) all’inizio di quest’anno, scendendo a 17mila unità. Le sole nuove attivazioni stabili sono diminuite a 310mila, il 7,6% in meno in un anno e il 35% in meno nel biennio.
La fotografia dell’istituto evidenzia invece un netto aumento dei contratti a termine: le attivazioni sono salite del 16,5% sul 2016 mentre il saldo con le cessazioni è migliorato a 346mila unità (da 279mila). In crescita del 29,5% i nuovi contratti di apprendistato che restano però marginali come numero assoluto. Nel complesso nel trimestre il saldo tra tutte le tipologie contrattuali è rimasto positivo per 332 mila posizioni (che non equivalgono ai posti di lavoro perché si tratta appunto, in larga parte, di contratti a scadenza e ripetibili). A marzo la quota dei nuovi rapporti a tempo indeterminato sul totale è scesa al 26,3%, dal 31,2% di un anno prima e dal 42,6% del 2015. Intanto è proseguito nei primi quattro mesi del 2017 il trend discendente delle ore di cassa integrazione (-43% su base annua). Ad aprile il ricorso alla cig è crollato del 58%.
Un andamento che rispecchia il graduale miglioramento della condizione economica del Paese ma che è anche la conseguenza delle nuove regole del Jobs act che hanno accorciato (di norma a 24 mesi) la durata massima della cassa. Di contro per la prima volta quest’anno, le richieste di sussidio di disoccupazione sono salite del 12% a quota 111mila.
Nel complesso, infine, crescono poco i licenziamenti (+2,9% in un anno). Ma quelli per motivi disciplinari (per i quali dal 2015 è cancellato il reintegro in azienda se giudicati illegittimi) sono saliti del 29,3% in un anno e del 68,4% in due anni nelle imprese con oltre 15 dipendenti.