La nota flash sulla congiuntura di Confindustria segnala una frenata della ripresa legata al caro-energia - Ansa
La ripresa dell’economia si è avviata su un «sentiero scivoloso di risalita» avvertono gli economisti del centro studi di Confidustria. «Crescono i rischi per la risalita del Pil: caro-energia e nuovi contagi sono i principali». Nella nota mensile 'flash' su congiuntura e previsioni, si sottolinea come «nel quarto trimestre si confermi una frenata dell'economia italiana: preoccupano la scarsità di commodity, i prezzi alti dell'energia, i margini erosi, l'aumento dei contagi». Ma «il trend di risalita dovrebbe proseguire», con il recupero dei livelli pre-covid che resta previsto a inizio 2022. Sull'industria pesano i «rischi da energia».
«Lo scenario per la manifattura sarebbe favorevole: a novembre il Pmi è salito ulteriormente (62,8 da 61,1), indicando espansione, grazie agli ordini in aumento. Tuttavia, l'impennata abnorme del prezzo europeo del gas e, quindi, dell'elettricità in Italia (+572% a dicembre sul pre-crisi) mette a rischio l'attività nei settori energivori. Anche perché si somma alla scarsità e ai rincari di vari input produttivi. Si registrano primi impatti sulla produzione industriale in Italia (-0,6% in ottobre, dopo la frenata nel 3° trimestre), come già accaduto in Germania e Francia». Sui servizi pesano «rischi da contagi». «Il Pmi dei servizi ha recuperato a novembre (55,9 da 52,4), confermando che la risalita sta proseguendo. Per il turismo il recupero fino a ottobre è molto parziale (-22,9% i viaggi di stranieri in Italia dal 2019). In questo settore i rischi vengono dalla nuova ondata di contagi, che tiene alta l'incertezza e la prudenza delle famiglie».C'è «più incertezza sugli investimenti», indica ancora il centro studi di Confindustria: «Gli investimenti sono già oltre i valori pre-crisi (+6,9% nel 3° trimestre), grazie al contributo delle costruzioni. La loro espansione è attesa proseguire nel 4° trimestre, grazie al traino di Pnrr e incentivi. Tuttavia, la risalita di quelli in macchinari e attrezzature potrebbe essere frenata dai margini esigui delle imprese e dal contesto di nuovo molto incerto».
L'export è «ripartito», e «le indicazioni per fine 2021 restano positive, ma in un quadro incerto: robusta espansione della domanda, secondo gli ordini manifatturieri esteri, ma persistenti colli di bottiglia nelle forniture». Nella stessa direzione vanno i dati Istat relativi al mese di novembre 2021. Si stima per l'interscambio commerciale con i paesi extra Ue27 , un aumento congiunturale per entrambi i flussi, più ampio per le esportazioni (+2,9%) rispetto alle importazioni (+0,6%). Su base annua l'export cresce del 13,3%. L'aumento, diffuso a tutti i raggruppamenti, è particolarmente elevato per energia (+187,4%). L'import segna una crescita tendenziale del 37,7%, anch'essa estesa a tutti i raggruppamenti e molto sostenuta per energia (+171,6%). Sul fronte dell'occupazione il Csc registra «Dipendenti ai livelli pre-crisi.
L'occupazione è aumentata in ottobre (+35mila unità), confermando lo scenario positivo del mercato del lavoro nel 2021: il numero di occupati, al minimo a gennaio 2021, ha da allora recuperato buona parte della caduta (+625mila), ma registra ancora un gap (-217mila da fine 2019). I lavoratori dipendenti hanno recuperato i livelli pre-Covid, anche quelli permanenti, ma gli indipendenti continuano a calare, ampliando una contrazione iniziata già prima della crisi».
Nello scenario globale, «l'inflazione è molto eterogenea nelle diverse economie, perciò la Fed in America ha già accelerato sull'uscita dalle misure espansive, preludio al rialzo dei tassi, ma non la Bce in Europa». «Lo scenario è diventato incerto per l'Eurozona, mentre gli Usa sono in indebolimento».