Nel 2012 la pressione fiscale toccherà, come previsto nel Def, il 44,7% con un balzo di 2,2 punti rispetto al 2011. Così, da un anno all'altro, gli italiani avranno pagato 35 miliardi in più, per effetto delle tre manovre che si sono succedute da metà 2011, con 1.450 euro di aggravio a famiglia. È quanto calcola la Confesercenti evidenziando che l'Italia è al terzo posto (dopo Danimarca e Svezia) fra i 27 Paesi dell'Ue, con un distacco di cinque punti rispetto alla pressione fiscale media. Guardando al lungo periodo, la Confesercenti calcola aumenti netti d'imposta fra il 2001 e il 2012 di oltre 103 miliardi. In media, quasi nove miliardi in più per ciascuno dei 12 anni trascorsi dall'inizio del terzo millennio.Un risultato, sottolinea l'associazione dei commercianti, "che spiega altri due fenomeni: un aumento di 204 miliardi del gettito complessivo registrato nello stesso periodo, dai 495 del 2000 ai 699 attesi per il 2012 (le maggiori entrate dovute alle manovre, dunque, rappresentano oltre la metà dell'aumento complessivo); un aumento della pressione fiscale di 3,4 punti (dal 41,3% del 2000 al 44,7% del 2012), che porta a quasi 5 punti il divario rispetto al resto d'Europa". Il confronto internazionale ci colloca al terzo posto (dopo Danimarca e Svezia) fra i 27 paesi dell'Unione Europea, con un distacco di ben 5 punti rispetto alla pressione fiscale media. Questo significa che se il nostro livello di prelievo fosse uguale a quello medio europeo, ogni famiglia italiana disporrebbe di un reddito aggiuntivo di 3.400 euro, ossia quasi 10 euro al giorno. "Il futuro non sembra lasciare spazio a valutazioni ottimistiche. - continua l'associazione di Marco Venturi - Secondo le stime del Governo, infatti, nel 2013 la pressione fiscale aumenterà ancora, portandosi al 45,3%.Altri nove miliardi in più; ulteriori 380 euro a carico di ciascuna famiglia italiana. Inoltre, altre sorprese possono venire dalle imposte locali, che nel decennio passato hanno registrato un aumento di prelievo del 41% rispetto al 34% del resto della pubblica amministrazione". In conclusione, osserva Confesercenti "dieci anni di manovre dimostrano che l'accanimento fiscale ha prodotto un aumento gigantesco di gettito che ha impoverito pesantemente famiglie ed imprese. Non è accettabile che nelle manovre il fisco abbia pesato per il 70%, mentre i tagli alla spesa pubblica solo per il 30%. Bisogna sbarrare al più presto la strada a nuove tasse, mentre va spalancata quella che conduce alla riduzione della spesa pubblica. La pressione fiscale è insostenibile ed è diventata il maggior ostacolo alla ripresa della crescita economica. Distrugge imprese e posti di lavoro". Confesercenti chiede "un'urgente svolta" correggendo gli aumenti dell'Iva, scongiurando una nuova mazzata come l'Imu e detassando le tredicesime per evitare il preannunciato tracollo dei consumi.