Sempre più diffuso il commercio elettronico - Archivio
Il futuro del commercio è on line. La maggiore confidenza e dimestichezza con i pagamenti elettronici, ci porta sempre più ad acquistare e pagare tramite il web. E così l’e-commerce, concepito fino a poco tempo fa come qualcosa di lontano e inaffidabile, è diventato parte integrante delle nostre abitudini. Questo non significa che chiunque possa avviare un’attività e-commerce di successo, anche perché l’impresa online e la relativa pubblicità non sono affatto un gioco o un qualcosa alla portata di tutti. Non basta, dunque, sponsorizzare un prodotto sui social per assicurarsi il boom di vendite. Fare e-commerce non è facile, ma se fatto bene, affidandosi a chi le regole del campo le conosce nel dettaglio, può fruttare tantissimo. «Si stima che tra il 2020 e il 2025 il settore dell'e-commerce mondiale potrà registrare tassi di crescita annui superiori al 20% e quindi superare i 100 miliardi nel 2025 dai 39,9 miliardi di ricavi stimati per il 2020. L'e-commerce in Italia è però ancora lontano per dimensioni rispetto al valore di altri grandi paesi europei ma occorre adeguarsi perché chi non si adegua al digitale rischia di mandare in crisi la propria azienda. Nei prossimi tre anni si ipotizza che un’azienda su due sarà costretta a chiudere se non si digitalizza in modo corretto», spiega Emanuele Maragno, esperto internazionale, conosciuto in Europa e America come uno dei migliori esperti di pubblicità on line su Facebook e Instagram, cofondatore assieme a Daniel Bidmon di Ecom House, agenzia di marketing digitale per e-commerce, specializzata a far crescere velocemente il settore in tutto il mondo.
Si sa, la pubblicità è l’anima del commercio, e se parliamo di commercio on line, dobbiamo mettere sullo stesso piano anche il discorso pubblicitario. Oggi, la maggior parte del nostro tempo, è legato ai social network. Sono circa 40 milioni gli italiani con un account sulle principali piattaforme come Facebook e Instagram. Ed è proprio su questi circuiti che si può investire in termini di pubblicità, ma come dicevamo prima per l’e-commerce, non basta semplicemente creare un’inserzione. Anche la pubblicità, come il commercio, per essere efficace, deve essere sviluppata in maniera adeguata. «Le piattaforme pubblicitarie si sono sviluppate talmente tanto che sono in grado di raggiungere persone estremamente allineate con quello che si vende - spiega Maragno -. Troppe volte i siti e-commerce di vendita online vengono campati in aria da Agenzie che fanno qualsiasi tipo di sito, oppure da agenzie nate da poco gestite da ragazzi volenterosi ma inesperti. Ci sono dinamiche di funzionamento ben specifiche per questi siti e-commerce e chi non è abbastanza specializzato rischia di realizzare al cliente una "macchina" non ottimale. È come costruire una casa su delle fondamenta instabili. Fare pubblicità on line richiede innanzitutto conoscenze ferrate di marketing, psicologia e comportamento d'acquisto degli utenti, sistemi di acquisizione dei clienti, oltre che di business ed e-commerce. Nell'80% dei casi le aziende o agenzie non riescono a vendere on line non per colpa della pubblicità (ammesso che sia fatta bene), ma per una mancanza di conoscenze consolidate di marketing digitale e del funzionamento del modello di business e-commerce. La pubblicità è solamente un amplificatore efficace di un messaggio di marketing efficace».
Quindi, a chi affidarsi per la pubblicità sui social? «Il mio consiglio più grande - conclude l'esperto - è che devono essere agenzie o esperti specializzati nel mondo e-commerce e vendita online, non agenzie di comunicazione tutto fare o esperti generici nella pubblicità online. Le regole di questo settore sono diverse, e le conoscenze necessarie non possono essere generali ma ben focalizzate. Devono, per esempio, mostrarvi dei casi reali, concreti e tangibili (più di uno) di come hanno fatto crescere aziende nel mondo e-commerce, tramite la pubblicità a pagamento. Un altro consiglio che posso dare ai "nostri" imprenditori è quello di non accettate dei contratti superiori ai 2-3 mesi di tempo. In più dovrebbero pretendere la possibilità di uscita. Chi lavora bene in questo settore non ha bisogno di contratti lunghi, perché sa che continuerà a portarvi risultati mese dopo mese con la sua guida e conoscenza, creando una giusta fidelizzazione».