I negozi tornano a popolare i centri storici e ad assumere personale. Ristorazione e abbigliamento fanno la parte del leone. Complice la risalita del Pil e del clima di fiducia dei consumatori il 2017 anche per il commercio è l’anno della svolta. Solo nell’ultimo quadrimestre sono previsti 500 nuovi punti vendita e 4mila assunzioni. Nel 2018 andrà ancora meglio con 2mila negozi e 20mila nuovi posti di lavoro. Sono le stime che emergono da una ricerca dell’Osservatorio di Confimprese presentata ieri a Stresa nel corso del Retail Summit. Confimprese prevede una crescita del giro d’affari a fine anno del 3,2% e del 5,2% considerando le nuove aperture. Nel primo caso i ricavi dovrebbero raggiungere i 148,5 miliardi, mentre con il "perimetro allargato" si potrebbe arrivare a 150 miliardi. Merito soprattutto del franchising che conquista una fetta importante del mercato grazie ad investimenti contenuti (in media dai 20 ai 50mila euro) che facilitano l’arrivo di imprenditrici (le donne oggi rappresentano il 61%). Le categorie che trainano il settore sono la moda e la ristorazione con uguale numero di aperture, 130 punti vendita, ma è il secondo a creare più posti di lavoro, 1.888 per l’esattezza.
Si assiste ad un ritorno delle aperture nei centri storici (anche perché i prezzi degli affitti si sono abbassati) continua, invece, l’involuzione dei centri commerciali, dove i costi di gestione e le clausole sono maggiori. L’Italia appare ancora spaccata a metà: da un lato il Nord che continua ad alimentare le aperture di nuove catene distributive. Dall’altro il Sud, dove la rinnovata battuta d’arresto dei centri commerciali, -3% nei primi 7 mesi del 2017, contribuisce in modo determinante a fiaccare la crescita del franchising. Nell’analisi territoriale la Lombardia è la regione dove si concentra il maggior numero di esercizi commerciali, 8.237, contro i 5.889 della seconda regione in classifica il Lazio, mentre la Sicilia ha superato il Piemonte in terza posizione. Una caratteristica del sistema italiano è che il digitale non costituisce ancora una minaccia al commercio: il 90% degli acquisti viene effettuato nei punti vendita tradizionali e per i negozianti l’on-line rappresenta una "vetrina" per far conoscere i propri prodotti.
A fare da traino, si diceva, è il settore della ristorazione. La palma d’onore va al gruppo friulano Gigierre che entro dicembre aprirà 24 punti vendita (dei suoi vari marchi Old Wild West, Shi’s, Wiener Haus, Pizzikotto e Romeo) e assumerà 600 persone. Otto aperture per Kfc, il fast food specializzato nelle alette di pollo che assumerà 280 persone. Nel mondo della ristorazione autostradale sono in arrivo per Gustofast (gruppo Sarni) 19 aperture per 276 addetti (di cui 156 nell’area dei prodotti lubrificanti e 120 nei punti ristoro). Nella moda tra le aziende in maggior fermento c’è il gruppo Pianoforte Holding che con i suoi tre marchi Carpisa, Yamamay e Jaked si prepara ad assumere 330 persone. Piazza Italia invece aprirà 13 store con una ricaduta occupazione di 169 addetti. Infine Tecnocasa ha in programma di aprire sul territorio 120 agenzie con una media di quattro agenti ciascuna per un totale di 480 risorse.
Il presidente di Confimprese Mario Resca ha chiesto al governo di lanciare un piano per il commercio analogo a quello avviato per il settore manifatturiero (Industria 4.0). «Il commercio è altrettanto importante. Anche noi facciamo e siamo pronti all’innovazione». Critica la posizione sulla cancellazione dei voucher: «É stata una decisione sciagurata che ha privato tanti giovani della possibilità di avere un lavoro regolare, con una retribuzione certa e trasparente. Erano uno strumento per fare emergere il lavoro nero. È stato un errore cancellarli e i primi numeri dei "nuovi" voucher, assai deludenti, lo dimostrano».