mercoledì 12 agosto 2015
Apple e altri colossi americani rischiano molto, mentre i loro concorrenti cinesi sono avvantaggiati. Possibile guerra valutaria. Australia e Nuova Zelanda in difficoltà. Le borse affondano.
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Lo yuan, la valuta cinese, scende ancora più giù. Oggi si è ulteriormente indebolita all' apertura dei mercati asiatici, dopo la svalutazione-record di ieri. La banca centrale cinese, la Peoplès Bank of China, ha infatti "limato" ulteriormente il valore di riferimento dello yuan, tagliandolo di un ulteriore 1,62% dopo il taglio di ieri, che è stato dell'1,9%. Il valore di riferimento dello yuan segna il punto centrale di fascia di oscillazione del più' o meno 2% nella quale lo yuan è legato al dollaro Usa. Lo yuan ha quindi toccato un nuovo minimo da 4 anni, arretrando per il secondo giorno a quota 6,43 sul dollaro. La banca centrale cinese ha definito queste mosse una tantum, nel quadro di un nuovo sistema di gestione dei cambi che dovrà far più riferimento al mercato.Guerra valutaria? Australia e Nuova Zelanda già colpiteTuttavia i mercati non gradiscono queste mosse, che di fatto mirano a sostenere l'export cinese e si teme l'avvio di una guerra valutaria. A risentirne oggi sono la rupia indonesiana e il ringgit malese, ai minimi da 17 anni, mentre il dollaro australiano e quello neozelandese scendono ai minimi da sei anni. Alla luce della situazione dell'economia domestica e internazionale non ci sono ragioni economiche per una continua svalutazione dello yuan. Lo afferma la Peoplès Bank of China, secondo quanto riporta Bloomberg, ricordando che la Cina ha un tasso di crescita relativamente alto, mantiene un surplus nelle partite correnti e dispone di ampie riserve di valuta straniera e di un sistema finanziario stabile. Intanto le borse asiatiche arrancano Seconda seduta in rosso per le borse asiatiche mentre lo yuan continua ad arretrare innescando la più consistente vendita tra le valute dell'area dal 1998. Tokyo ha perso l'1,58%, Sydney l'1,66% e Seul lo 0,56%. Hong Kong cede il 2,12% mentre i listini di Shanghai (-0,19%) e Shenzhen (-0,51%), 'protettì dalle misure governative, limitano i danni. Lo yuan cede l'1,9% sul dollaro, ai minimi da quattro anni. I deludenti dati macro cinesi alimentano nuovi timori di una frenata dell'economia.

E le borse europee affondano,A fine mattina Londra cede l'1,4%. A Milano l'indice Ftse Mib segna -2,44%. Francoforte perde il 2,4% e Parigi il 2,77%. Madrid cala dell'1,92% e Atene dell'1,5%. Ad avvitarsi i negativo sono soprattutto i titoli del lusso e quelli dell'auto, i più esposti nei traffici con la Cina. L'economia cinese rallenta Nuovi segnali di rallentamento per l'economia cinese. A luglio la produzione industriale, secondo i dati dell'Ufficio di statistica, è cresciuta del 6%, in frenata rispetto al +6,8% di giugno e meno del +6,6% atteso dagli analisti. Da inizio anno gli investimenti in attività immobilizzate sono saliti dell'11,2%, il passo più lento dal 2000. I dati odierni si aggiungono a quelli sulle difficoltà dell'export e alimentano nuovi timori sull'obiettivo di una crescita del del 7% nel 2015.Il Fondo monetario internazionale ride Il Fondo monetario internazionale (Fmi) accoglie con favore la scelta della Banca Centrale cinese di ieri di determinare il tasso di cambio con un nuovo "meccanismo" che permetterà al mercato "un ruolo maggiore". Lo afferma un portavoce del Fondo dopo che la Cina ha svalutato la moneta allentando l'aggancio con il dollaro e annunciando che terrà conto da ora in avanti anche dell'andamento del mercato. Secondo l'Fmi una maggiore flessibilità nei tassi consentirà a Pechino una rapida "integrazione nei mercati finanziari globali".Ma Apple piange Ma c'è anche chi piange. Apple potrebbe perdere miliardi di dollari a causa della decisione della Cina di ieri di svalutare lo yuan, mentre i rivali cinesi del produttore di iPhone porteranno a casa profitti e conquisteranno una più grande fetta di mercato. Perché? Il colosso di Cupertino sta cercando di aumentare la sua presenza nel paese asiatico, che ha un mercato in costante espansione e migliaia di consumatori ancora da conquistare. Ma alla fine dei conti scrive il Wall Street Journal, quando Apple convertirà gli yuan guadagnati in dollari avrà minori ricavi dalla Cina rispetto a prima della svalutazione.Un favore ai concorrenti cinesi di Apple In tutto questo i rivali cinesi di Apple, molti dei quali si stanno espandendo anche all'estero, vedranno un enorme aumento del loro giro d'affari fuori dal loro paese di origine. Huawei e Lenovo incamerano già la maggior pare dei loro ricavi dalle vendite all'esterno della Cina, mentre Xiaomi sta cercando di espandersi fuori dai confini. I ricavi di Apple in Cina, Taiwan e Hong Kong sono cresciuti del 112% nell terzo trimestre concluso lo scorso giugno, rendendo la regione il secondo mercato più grande per il gruppo dopo gli Stati Uniti, ma esponendo anche Cupertino a molti rischi sia a causa del rallentamento dell'economia cinese, sia a causa della svalutazione dello yuan. Solo un mese fa l'amministratore delegato, Tim Cook, aveva detto che la Cina in futuro potrebbe diventare il principale mercato per la società. Intanto Apple non ha risposto alle domande del Wall Street Journal che chiedeva se il gruppo ha già messo in atto delle misure per cercare di arginare i danni, come ad esempio un aggiustamento dei prezzi per compararli con la svalutazione.Altri colossi americani in difficoltà Ma oltre ad Apple anche altri colossi americani che da sempre fanno affari sul mercato orientale potrebbero soffrire nei prossimi mesi: tra questi c'è Yum Brands, proprietario di KFC and Pizza Hut. Al contrario i terzisti cinesi avranno benefici, visto che il costo del lavoro diminuirà: Foxconn (principale fornitore di Apple) paga i suoi costi operativi - compresi gli stipendi per più di un milione di impiegati - in yuan, mentre il 90% dei suo giro d'affari è in dollari.Il Vietnam si adegua subito Il Vietnam ha allargato la banda di oscillazione della sua moneta, il dong, per poterla indebolire dopo la svalutazione operata dalla Cina ed evitare gli "impatti negativi e mantenere la competitività". Secondo quanto riporta la Bloomberg ora il dong può avere una oscillazione del 2% contro il precedente 1% rispetto al livello fissato dall'autorità monetaria di Hanoi. La moneta vietnamita quest'anno è scesa del 3% (ora quota a 22,040 sul dollaro) a fronte del calo del 10% della valuta dell'Indonesia e del 13% della Malesia.

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