«L’Italia è un grande fenomeno culturale, civile e politico. Diventa uno Stato unitario nel 1861. E si unifica concretamente attraverso due infrastrutture. Due reti. La prima è la ferrovia. La seconda sono le poste e il telegrafo. Fra gli strumenti che coordinano tecnicamente e amministrativamente questa unificazione, ha una funzione centrale la Cassa Depositi e Prestiti». Paolo Bricco è un inviato del Sole 24 Ore che non ha paura di cimentarsi con la storia economica. Da giornalista, in vecchio stile, consuma suole dentro le imprese – così ha raccontato, ad esempio, le ultime vicende dell’ex Ilva. Da saggista esperto in politica industriale si è confrontato invece con l’enorme statura imprenditoriale e intellettuale di Adriano Olivetti o con un manager rivoluzionario quale è stato Sergio Marchionne ('L’Olivetti dell’Ingegnere', Il Mulino2014 e 'Marchionne lo straniero', Rizzoli 2018). Raccontando ora, di nuovo per Il Mulino, la Cdp in 'Cassa Depositi e Prestiti. Storia di un capitale dinamico e paziente. Da 170 anni' tenta la sua personale sintesi fra lo sguardo competente di storico dell’economia e la scrittura pulsante di chi frequenta l’informazione quotidiana. Il soggetto, del resto, ben si presta all’opera: oggi Cdp è protagonista nelle tante partite economiche in cui è coinvolta – dalle Autostrade alla Borsa, dalle infrastrutture digitali all’housing sociale – di una nuova presenza qualificata e sotto molti aspetti sperimentale, nell’attuale processo di accelerazione delle strutture socioeconomiche, dello Stato nel tessuto vivo del Paese. Con un marcato ritorno al territorio. Nel secolo e mezzo precedente, la Cassa ha seguito e accompagnato, talvolta favorito e preceduto, l’evoluzione dell’Italia unitaria. Ora come allora Cassa Depositi e Prestiti, con la sua funzione strategica di raccolta e reinvestimento del risparmio postale, è stata ed è per lo Stivale una vera e propria infrastruttura finanziaria. Il libro di Bricco può essere quindi letto come una saggio storico per comprendere l’attualità economica o come un lungo reportage sulla Cdp, partendo dalle testimonianze dei protagonisti degli ultimi vent’anni di storia e degli attuali vertici dell’istituzione, il presidente Giovanni Gorno Tempini e l’amministratore delegato Fabrizio Palermo, con digressioni che attraversano almeno cinque epoche politiche ed economiche: le grandi trasformazioni economiche di fine Ottocento, la modernizzazione industriale dei primi del Novecento, la crisi economica degli anni Trenta e il ruolo di Cassa come socio strategico di istituzioni centrali; le politi- che per il Mezzogiorno del secondo dopoguerra e l’impegno di Cdp per la rinascita industriale del Paese. Significativo, ad esempio, «il caso della partecipazione della Cassa al mito dell’acciaio di Stato – evidenzia Bricco – uno degli elementi fondanti della vicenda italiana del secondo Dopoguerra, fra ascese e cadute (ci sarà un ritorno qualificato di Cdp a Taranto? ndr)». Per arrivare appunto all’oggi, con le privatizzazioni e la trasformazione in Società per azioni detenute in larga parte dai capitali pazienti delle Fondazioni di origine bancaria, e Cdp a sua volta «azionista di undici società quotate: Eni, Snam, Italgas, Terna, Poste, Saipem, Tim, Fincantieri, WeBuild (già Salini Impregilo), Trevi e Bonifiche ferraresi». Queste società «hanno registrato, nel 2019, un fatturato di 130 miliardi di euro, hanno realizzato investimenti per 17 miliardi e hanno impiegato 300.000 dipendenti». Ripercorre questa lunga storia ha richiesto a Paolo Bricco un laborioso lavoro di ricerca, condotto nei principali archivi italiani, tra i quali anche l’archivio di Cassa Depositi e Prestiti, che ha aperto il suo patrimonio di carte e documenti in misura considerevole inediti. Ora a disposizione del largo pubblico, grazie alla capacità divulgativa dell’autore.
Rileggere lo sviluppo del Paese attraverso le 5 epoche di Cassa depositi e prestiti
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