Il 2014 parte come era finito l’anno precedente, con la tassazione degli immobili a fare da padrona nel dibattito politico-economico. E va bene che le tasse possono anche essere «bellissime», come disse anni fa il compianto ex ministro Padoa Schioppa, ma se almeno si sapesse quanto e come pagare... Invece, fra appena 9 giorni dovrebbe debuttare sulla carta l’agenda fiscale delle famiglie, con il versamento della prima rata Iuc, e siamo ancora in alto mare. Tanto che è già scontato il rinvio, forse a metà giugno (comunque la data sarà fissata insieme ai Comuni).In ogni caso, fra Imu, mini-Imu, Tasi e Tari la politica nostrana ha prodotto un rompicapo in cui ogni italiano fatica a districarsi. Un caos frutto anche del tira e molla, a colpi di emendamenti, scattato sulla legge di Stabilità e tuttora in corso. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza.
Mini-Imu: ecco chi paga e come. È la "coda" dell’Imu 2013, soppressa ma solo per un anno (e solo in parte): la scadenza di venerdì 24 riguarda i circa 2.400 Comuni (fra i quali i maggiori grandi centri: Roma, Milano, Torino, Napoli e Genova) che hanno deciso l’aumento - rispetto all’aliquota base del 4 per mille - della tassazione Imu nel 2012 o nel 2013. Sono chiamati a pagare questo balzello i proprietari di prima casa: dovranno versare, tenendo conto anche delle detrazioni, il 40% della differenza in più sul 4 per mille; il resto è a carico dello Stato. Un esborso medio di 33 euro che i sindaci vorrebbero però evitare, per non apparire troppo come degli "esattori". Solo che per farlo servono circa 380-400 milioni, di questi tempi difficilissimi da trovare. Per fare un esempio, nei Comuni dove l’Imu prima casa era stata portata al 5 per mille, si dovrà pagare il 40% dell’uno per mille. Chi non è bravo in matematica, si arrenda.Inutile attendersi, peraltro, quello che da molto tempo si chiede (e che sarebbe un’elementare norma di "civiltà" rispetto al contribuente): cioè che sia lo Stato a fare i calcoli, invitando a casa degli italiani un bollettino pre-stampato con gli importi da saldare. Ogni cittadino dovrà armarsi invece di calcolatrice e di tanta pazienza. Dovrà andare a cercarsi (se dispone di Internet) la vecchia aliquota sul sito del proprio Comune e poi dovrà pagare in banca col modello F24 o anche tramite bollettino postale. Oppure dovrà rivolgersi a un commercialista o a un Caf, che difatti già temono l’assalto nei prossimi giorni.
C’è anche la maggiorazione Tares. Non si tratta nemmeno dell’unico tributo da pagare subito. Entro il 24, dopo lo slittamento deciso nella legge di Stabilità, si dovrà versare pure la maggiorazione (circa 30 centesimi al metro quadro) prevista per la Tares, un’imposta che ha avuto vita brevissima: nata nel 2013 per pagare il servizio rifiuti nelle città, da quest’anno è sostituita dalla Tari. Anche qui, però, la confusione regna sovrana: alcune città hanno già chiesto la maggiorazione a fine 2013, in altre i cittadini non hanno ricevuto ancora nulla (in questo caso deve arrivare un bollettino dall’azienda rifiuti), a pochi giorni dal termine previsto.
Tasi e Tari: la prima scadenza. Il primo appuntamento degli italiani alla cassa, tuttavia, sarebbe un altro: entro il 16 i contribuenti dovrebbero versare la prima rata 2014 della Iuc (Imposta unica comunale), che si articola in Tasi (la tassa sui servizi indivisibili dei Comuni) e Tari sui rifiuti. Il rinvio è però scontato: non essendoci certezze, nessun Comune ha adottato ovviamente le relative delibere, senza le quali il cittadino (e i Caf) non possono fare i calcoli. Chi pagherà? Tasi (che ha la stessa base imponibile dell’Imu) Tari sono dovute sia sulla prima che sulle seconde case da parte del proprietario. Ma anche dall’inquilino, in caso di immobile affittato: questi dovrà accollarsi il 100% della Tari (d’altronde avveniva già prima sui rifiuti) e una forbice compresa fra il 10 e il 30% della Tasi, per la quale l’aliquota massima dovrebbe salire (vedi sotto) al 3 per mille - quella minima è all’1 per mille - per trovare i soldi necessari al ripristino delle detrazioni per le famiglie numerose e i redditi bassi. Incerte sono anche le scadenze: nel testo del governo le rate dovevano essere 4, ma nel testo finale sono sparite.
E per l’Imu appuntamento a giugno. L’aumento della Tasi avrà una conseguenza anche sulla soglia massima da stabilire per gli immobili diversi dall’abitazione principale. Questo valore oggi non può superare il 10,6 per mille, ma potrebbe arrivare all’11,6: il che significa che, se la Tasi sarà fissata al 3, l’Imu vera e propria (che resta sulle seconde case: è in pratica una terza "gamba" della Iuc) non potrà superare l’8,6 per mille. Solo che andrà pagata (entro il 16 giugno e 16 dicembre, cioè le stesse scadenze della "vecchia" Imu) con un versamento a parte. Tanto per complicare ancor più la vita al cittadino.