Non ci siamo proprio. Una generazione fantasma quella degli under 35 italiani, precaria ed emarginata, mentre la dirigenza invecchia e difende le posizioni acquisite. Il rapporto sul ricambio generazionale in Italia di Cnel e Forum dei Giovani conferma una sensazione presente nell’aria da tempo: i giovani non possono incidere sulle scelte politiche, economiche e sociali della nazione, essendo esclusi da tutti i circuiti del potere. Le nuove generazioni italiane, seppur capaci e meritevoli, a fatica riescono ad affermarsi e a uscire dalla famiglia prima dei 40 anni. L’emarginazione dei giovani parte dal mondo del lavoro in cui regna incertezza, disoccupazione e bassi salari. Un collaboratore su due ha meno di 35 anni, ma la speranza di un contratto a tempo indeterminato spesso è un miraggio; infatti il 73,1% dei giovani che nel 2006 erano assunti con un contratto di collaborazione, dopo un anno erano nella stessa posizione. In pratica solo un precario su dieci entra a pieno titolo nel mondo lavorativo. Le carriere si allungano, si riparte ogni volta dalla base della piramide che, tradotto in parole povere, significa non arrivare mai al vertice. Accanto al precariato il pianeta in crescita degli inattivi: un esercito di 6 milioni di persone che non trovano o non cercano più lavoro. Le cose non vanno meglio in politica: dal 1992 i deputati under35 non hanno mai raggiunto il 10% degli eletti alla Camera, fatta eccezione per Legislatura post Tangentopoli (12,4%). Oggi in pratica si è tornati ai livelli degli anni Ottanta, meno del 6%; i 25-35enni pur essendo un segmento consistente della popolazione (18,7%), hanno un peso parlamentare scarso (5,6%) con una rappresentanza dello 0,29. Note dolenti anche dal mondo accademico, sclerotizzato e basato su concorsi poco trasparenti e precariato. Tra i professori ordinari, infatti, l’età media è di 59 anni; la metà dei docenti di prima fascia ha superato 60 anni e 8 su 100 hanno 70 anni. Persino nel libero mercato il freno posto ai giovani non si allenta: il giornalismo, la medicina, l’avvocatura e il notariato hanno tempi di accesso lunghissimi e sono caste superblindate in cui tirocini gratuiti e condizioni di sottoccupazione si susseguono fino a 40 anni. Qualche esempio: l’età media dei praticanti giornalisti è di 36 anni, quella dei professionisti 54. I medici sotto i 35 anni sono meno del 12%, mentre i loro coetanei avvocati sono costretti per anni a fare i garzoni di bottega e tra i notai due su dieci sono figli d’arte. «La sfida da vincere - ha detto il ministro della Gioventù Giorgia Meloni - è rompere gli schemi che tutelano i ranghi di potere, dando a tutti la possibilità di competere. Vincerà chi ha merito, talento e carattere».
Alcuni numeri tratti dal rapporto. In politica: dopo il 1992 i parlamentari under 35 non hanno mai più valicato il limite del 10%; l'attuale presenza di deputati under 35 è del 5,6%. Sul lavoro: tra il 1997 e il 2007 i dirigenti sono diminuiti del 2,8%, i quadri del 5,5%, gli imprenditori del 7%, i liberi professionisti addirittura dell'8%. A oggi il 50% dei dei collaboratori ha meno di 35 anni, ma solo il 20% diventa dipendente nel giro di una anno: il 50% ha un contratto a tempo determinato. Tra ik 2006 e il 1007, inoltre, sono stati 200 mila in più i giovani inattivi (che non lavorano e non cercano lavoro). Quanto all'università, l'età media dei docenti è di 51 anni, il 50% dei professori di prima fascia ha superato i 60 e i docenti con meno di 35 anni rappresentano soltanto il 7,6%.