Borse a picco dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Dopo l'apertura in netto calo la situazione peggiora nel corso della giornata complice anche l'avvio in negativo di Wall Street (che perde l'1,8% con l'indice Dow Jones e l'1,2% con il Nasdaq). Alla fine delle contrattazioni la Borsa di Milano è la peggiore con un calo che supera i 4 punti (Ftse Mib -4,08%), Male anche le altre piazza continentali:Londra cede il 3,86%, Francoforte il 3,98% e Parigi il 3,83%.I mercati finanziari, che fino all'ultimo hanno sperato che si potesse evitare il conflitto, subiscono effetti pesanti nel primo giorno di guerra in Ucraina.
L'attacco russo all'Ucraina sta mandando virtualmente in fumo qualcosa come 200 miliardi di dollari di capitalizzazione sulla Borsa di Mosca, secondo i calcoli dell'agenzia Bloomberg. Le autorità russe sono state costrette a sospendere più volte volta le contrattazioni dopo che l'indice Moex si è inabissato fino a un -45%, in quello che è il maggior crollo mai registrato nella sua storia, per poi proseguire recuperare qualche punto verso la fine della seduta.
Chiusura in profondo rosso per le Borse asiatiche: Tokyo ha lasciato sul terreno l'1,81%, con il Nikkei scivolato sui minimi da 15 mesi. Peggio è andata a Hong Kong, dove l'Hang Seng è crollato del 3,21%. Nella Cina continentale, invece, Shanghai ha lasciato sul terreno l'1,70% e Shenzhen il 2,36%. Giù anche Taiwan (-2,55%) e Seul (-2,60%). In Oceania, il listino australiano ha perso il 2,99% e quello neozelandese il 3,65%.
Tensione sulle materie prime con il rischio di dare ulteriore benzina all'inflazione: Il gas naturale sui mercati europei è ripartito e schizzato quasi del 60% (57% per esattezza) a 139,75 euro al Megawattora, anche se resta lontano dal picco di 166 euro in chiusura del 21 dicembre scorso. Petrolio in crescita del 6-7%, con il Brent che avanza a 103 dollari al barile. Ma volano anche i prezzi delle materie prime alimentari. In particolare il grano, di cui l'Ucraina è grande esportatore, che sale di oltre il 5%, con il rischio di effetti a catena sui prezzi dei prodotti di base quale pane e pasta.