Non è possibile costruire un modello di
sviluppo sostenibile se non si cominciano a spostare in modo massiccio le
risorse finanziarie da attività più inquinanti ad attività meno o per nulla inquinanti, o low carbon. Questa tendenza, indicata col nome di
decarbonizzazione degli investimenti, è in atto e ha naturalmente preso ancora maggior vigore con l’
Accordo di Parigi, che ha appena ricevuto il via libera anche a livello di Unione europea.
Ma ha segnato un altro punto importante a suo favore, anche simbolicamente, una decina di giorni fa in
Lussemburgo, in un certo senso il Paese che non ti aspetti, dato che più volte è salito agli onori delle cronache per pratiche non esattamente trasparenti in ambito finanziario. E che invece ora sembra avere tutte le intenzioni di diventare la “casa” della finanza verde e in particolare dei green bond, le obbligazioni emesse per finanziare attività e progetti a impatto ambientale positivo, che guardano ad esempio alle energie rinnovabili o al contrasto al climate change.
A fine settembre ha infatti aperto il
Luxembourg Green Exchange (Lgx), la prima
piattaforma di contrattazione al mondo interamente
dedicata a strumenti finanziari green, segnatamente ai
greend bond. Da subito ha iniziato a ospitare sul listino larga parte dei 114 green bond (erano solo 15 nel 2010) già quotati alla Borsa lussemburghese, per un valore di oltre 45 miliardi di dollari.
E non è difficile immaginare che possa in breve diventare il punto di riferimento a livello internazionale per tutto il mercato dei green bond, che è nato meno di dieci anni fa (il primo green bond fu lanciato dalla Banca europea per gli investimenti nel 2007 e quotato proprio al
Luxembourg Stock Exchange) e continua a crescere a ritmo sostenuto per incontrare la richiesta di investitori affamati di attività a basso tasso di carbonio.
L’anno scorso si sono avute nuove emissioni di
green bond per oltre 42 miliardi di dollari e quest’anno si stima che si possa toccare la fatidica soglia dei 100 miliardi di dollari di nuove emissioni. L’ultimo report pubblicato dalla
Climate bonds Initiative, principale organizzazione a livello mondiale che lavora allo sviluppo del mercato dei green bond, dice che l’universo dei green bond in circolazione sfiora i 700 miliardi di dollari. Ma solo poco meno di 120 miliardi sono green bond certificati, emessi cioè nel rispetto di standard come quelli fissati da Icma (
International Capital Market Association).
È proprio qui, sulle certificazioni e quindi sulle garanzie per il mercato, che Lgx potrebbe giocare un ruolo-chiave. Perché la nuova Borsa “verde” ha posto requisiti stringenti come mai prima per chi intende quotare un green bond: bisogna fornire ad esempio una reportistica precisa ex-ante ed ex-post sul progetto da finanziare; e occorre garantire che tutti i capitali ottenuti vadano a finanziare progetti al 100% green. L’accesso a Lgx, inoltre, è vietato per prodotti finanziari collegati a progetti riguardanti energia nucleare, energie fossili, test sugli animali, commercio di specie protette.