"Crediamo sia giusto chiedere a chi ha
redditi pensionistici elevati in virtù di trattamenti molto più
vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani,
un contributo al finanziamento di uscite verso le pensioni più
flessibili". Lo ha detto il presidente Inps Tito Boeri
illustrando l'ipotesi di riforma della previdenza e
dell'assistenza dell'istituto.
Per rendere il sistema previdenziale su base contributiva più flessibile, adeguandolo anche ai periodi di crisi economica senza gravare sui conti, si potrebbe consentire una uscita anticipata dal lavoro a fronte di assegni più leggeri. Soluzione che potrebbe essere applicata anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni con sistemi diversi da quello contributivo. A proporlo lo stesso Tito Boeri, nella relazione annuale presentata oggi alla Camera di fronte al ministro del Welfare, Giuliano Poletti.
"Chi va in pensione prima deve spalmare questa cifra [il montante contributivo accumulato] su molti più mesi di chi va in pensione più tardi. A parità di montante, ogni anno in meno comporta una riduzione di questi pagamenti mensili, tenendo conto della demografia e dell'andamento della demografia", quindi l'assegno previdenziale sarà più basso per chi lo incassa prima.
"Posto che le pensioni siano sufficienti a garantire una vita dignitosa, senza comportare l'intervento dell'assistenza sociale, questa è una flessibilità sostenibile, che non grava sulle generazioni future in quanto non porta ad aumentare il debito pensionistico", prosegue l'economista bocconiano.
Oltre ad una flessibilità in uscita sostenibile, Boeri propone altre quattro modifiche all'attuale sistema previdenziale: una rete di protezione sociale dai 55 anni in su, l'unificazione dei pagamenti pensionistici, l'armonizzazione dei trattamenti previdenziali, nuove modalità di versamento dei contributi.
La protezione sociale per gli over 55, che solo in un caso su 10 trovano una occupazione qualora siano disoccupati, per Boeri costituirebbe un primo passo "verso l'introduzione di quella rete di base, di quel reddito minimo garantito che manca nel nostro Paese", separando assistenza da previdenza. Allo stesso tempo, si supererebbe il vizio originario del sistema contributivo che lascia senza reddito coloro che non hanno versamenti sufficienti per garantirsi una pensione al di sopra della soglia di povertà.
L'unificazione delle posizioni assicurative consentirebbe la fine delle ricongiunzioni onerose che penalizza i lavoratori più mobili; l'armonizzazione consentirebbe di appianare la differenza dei tassi di rendimento di alcuni fondi che spesso sono di favore.