I numeri sono venti e dieci. Venti come gli anni di attività (è nato nel 2001) che sta festeggiando il Forum per la Finanza Sostenibile (Ffs). Dieci come le edizioni (la prima fu nel 2012) della SettimanaSRI, l’evento più importante in Italia nel panorama della finanza sostenibile, che anche quest’anno Ffs promuove dall’11 al 25 novembre (con eventi tra Milano, Napoli e Roma, in presenza ma anche fruibili in streaming): «Se guardiamo a quando siamo partiti - dice Francesco Bicciato, Segretario generale di Ffs, che conta circa 130 membri tra operatori finanziari e altre organizzazioni interessate alla sostenibilità negli investimenti - la strada compiuta è quasi sorprendente».
Cos’è cambiato in vent’anni? Basti dire che allora la finanza sostenibile non era neppure una nicchia, non era in agenda. Mentre oggi si sono raggiunti risultati importanti: penso ai volumi di asset finanziari interessati, come quelli spostati dalle fonti fossili alle rinnovabili, e alla sensibilizzazione degli investitori, istituzionali e retail.
Anche quest’anno il programma di SettimanaSRI è ricchissimo. C’è un fil-rouge? Presenteremo quasi il doppio delle ricerche, ogni appuntamento avrà dati freschi e aggiornati. Come abbiamo iniziato a fare giovedì nell’evento di apertura, alla presenza del ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. Si parlerà molto dell’impatto del Covid. Ma anche, in particolare il 17 novembre alla presenza del viceministro del ministero dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde, della sostenibilità delle Pmi, con una ricerca dell’Università Cattolica. Nella giornata conclusiva del 25 novembre, presso la Fondazione Cariplo, discuteremo anche con Banca d’Italia e ministero delle Finanze delle sfide future per la finanza sostenibile. Uno dei temi su cui Ffs vuole impegnarsi già dal 2022 è il calcolo costi-benefici della transizione ecologica in termini di impatto sociale. Sia chiaro, non dev’essere un alibi per rallentare la transizione. Ma è una questione su cui occorre arrivare preparati, lavorandoci da ora. E definendo al riguardo il ruolo della finanza.
Oggi tutti parlano di sostenibilità e non solo in finanza. Ma se tutto è sostenibile, nulla lo è davvero alla fine. Il rischio greenwashing è alto: come va affrontato? Bisogna essere vigili. Il greenwashing può mettere in pericolo la credibilità della finanza sostenibile, mentre occorre salvaguardare quanto fin qui raggiunto. Vedo due possibili antidoti: da una parte la ricerca e analisi su indicatori e misure di sostenibilità, che sono sempre più sofisticati e servono per distinguere chi fa finanza sostenibile perché ci crede da chi ci vede soprattutto un’opportunità. Dall’altra, norme e regolamenti: con l’approccio volontario si arriva fino a un certo punto, ma poi servono le regole. E qui la responsabilità è della politica. L’Unione europea in questo ha segnato la strada, ma la prospettiva futura non può che essere globale, altrimenti non potremo essere efficaci. In quest’ambito serve una nuova cooperazione internazionale.