Pressing del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e di quello delle Riforme, Umberto Bossi, sulle banche. E nel giorno in cui il presidente della Repubblica mette in guardia dalla crisi finanziaria ed economica, che «dà segni piuttosto di ulteriore aggravamento che non di allentamento», resta accesa la polemica tra gli schieramenti. Al leader del Pd, Dario Franceschini, che lo ha accusato di nascondere la crisi e che ieri ha aperto un nuovo fronte con la proposta di una moratoria sui licenziamenti dei precari pubblici, il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una passeggiata di acquisti a Roma, ha risposto un basta con «i catastrofisti e i profeti di sciagura», perché per uscire dalla crisi «bisogna essere ottimisti », e quindi «con il pessimismo si fa soltanto il male dei cittadini». «Sono venuto a fare una ricognizione», ha riferito, e «ho visto che c’è tanta gente che acquista e i negozianti che ho interrogato non si lamentano ed anzi dicono che le cose funzionano più o meno come l’anno scorso». Il premier ha confermato che venerdì il governo varerà un piano per l’edilizia che avrà «effetti straordinari », ma «non permetterà abusi» e ha concluso invitando «coloro che lanciano queste grida di sciagura, da fine del mondo» a mettersi «la mano sulla coscienza e dire: ma cosa ci guadagno? Faccio il male mio e di tutti i miei concittadini». «L’articolo 47 della Costituzione è in questo momento il più importante», ha detto Tremonti nel suo intervento ad un convegno milanese sulle piccole e medie imprese, citando quella parte dell’articolo nella quale si afferma che lo Stato incoraggia e tutela il risparmio, «disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito». «Non pretendiamo – ha aggiunto – che le banche smettano di fare le banche, ma devono fare qualcosa in più e pensiamo che sia fattibile con i nuovi strumenti». Per il ministro si devono salvare le famiglie, il lavoro, le imprese e la parte buona delle banche. «Ma non possiamo salvare i banchieri falliti – ha avvertito – anche se è quello che si tenta di fare in troppe parti del mondo». Le banche dovrebbero agire con la saggezza del «bonus pater familias», ma Tremonti ha osservato che «troppe volte in banca si è pensato più al bonus che alle famiglie». «Se non si danno i soldi alle imprese è inutile aiutare le banche», aveva esordito Bossi al margine del medesimo convegno. Il leader della Lega è d’accordo «a nazionalizzare le banche, se questo significa dare o ridare quello che è stato preso prima». Secondo il ministro delle Riforme «prima c’erano le Casse di risparmio, grandi banche svuotate dalla caduta della Dc e dei Socialisti che hanno creato le Fondazioni». Dunque «il sistema produttivo era sostenuto dalle grande Casse di risparmio ed è saltato tutto». Ora «serve un sistema di controllo legato al governo » che sia in grado di verificare l’effettiva erogazione di credito alle imprese. È previsto infatti per mercoledì l’incontro tra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e i prefetti per l’istituzione degli osservatori per il controllo del credito. E sugli ammortizzatori sociali, Tremonti ha assicurato che «i finanziamenti sono giusti, ma se non bastano troveremo altri soldi perché non vogliamo lasciare indietro nessuno». A commento dell’ammonimento di Bossi alle banche, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha detto: «È quello che diciamo tutti da tempo», ma ha sottolineato che «le modalità previste nel decreto per le banche del ministro Tremonti non garantiscono l’afflusso del credito alle piccole e medie imprese. La vigilanza delle prefetture è inefficace e bisogna avere strumenti più cogenti per garantire che i soldi che il pubblico immette nelle banche, finiscano direttamente alle Pmi». «Appena faccio una proposta dicono che è demagogia, non dicono sì o no nel merito», ha lamentato il leader del Pd Franceschini, intervenendo all’assemblea dell’Associazione 'A sinistra'. Dunque Berlusconi sarebbe «un 'signor no', continua a dire solo 'no' senza fare offerte di miglioramento». E quanto affermato dal premier contro l’assegno a chi perde il lavoro (un incentivo al licenziamento ed al lavoro nero), secondo il segretario dei Democratici sarebbe un insulto «a piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, a cui ha dato degli imbroglioni». Comunque Franceschini ha lanciato una nuova proposta: « Una moratoria di un anno, quindi per la durata della crisi, bloccando i provvedimenti che porteranno, se non corretti, al licenziamento di 60 mila lavoratori del pubblico impiego e circa 40 mila della scuola». «La proposta di Franceschini sugli assegni ai precari? – ha insistito Piero Fassino –. Berlusconi dice no perché non ha idea dell’impatto della crisi sulla vita della gente. Tremonti? L’unica cosa che sa fare è presentarsi con il suo volto lugubre a dire che le cose vanno male». Per il leader di Idv, Antonio Di Pietro, il premier «è inadeguato a gestire la crisi perché non ne ha preso coscienza, si è troppo arricchito, è troppo distante dalla gente». « Mentre il governo investe miliardi e miliardi per le infrastrutture creando lavoro, Franceschini, Di Pietro, Fassino, continuano a insultare – ha replicato il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri –. Sono dei falliti e sanno fare solo questo». Ed ha rincarato: «I terroristi dell’insulto che guidano l’opposizione la dirigono verso il baratro» .