giovedì 14 gennaio 2010
«L’attuale situazione di crisi non lo permette». I dati diffusi dall’Economia hanno certificato un calo dei tributi del 3.9% nei primi 11 mesi del 2009, sceso di poco a novembre. Ma l’indebitamento cumulato resta oltre 7 punti sopra quello del 2008. L’opposizione: giravolta del governo.
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Contrordine: «la crisi rende impossibile procedere a un taglio delle tasse». Silvio Berlusconi mette la parola fine al dibattito, da lui stesso avviato nei giorni scorsi, sulla riforma fiscale. L’aumento del debito pubblico comporta una spesa per maggiori interessi di 8 miliardi l’anno, ha sottolineato il presidente del Consiglio, e in questa situazione è «fuori discussione» pensare a una riduzione del prelievo ora. Lo stop del premier è arrivato subito dopo il Consiglio dei ministri in una conferenza stampa a Palazzo Chigi ed ha offerto il destro all’opposizione per attaccare il governo, accusato dal leader del Pd Pierluigi Bersani di «giravolte» e di «irresponsabilità».Con un Berlusconi che sposa la linea «rigorista» di Giulio Tremonti, ieri è toccato al ministro dell’Economia fare un po’ la parte del Berlusconi: «L’attuale sistema fiscale non è efficace né tanto giusto e dobbiamo porci la sfida di una grande cambiamento», ha detto il ministro parlando in Tv. La sorpresa però è durata poco perché Tremonti ha subito chiarito di non poter fissare alcuna scadenza sui tagli perché «non possiamo fare follie» e ha precisato che l’impegno alla riforma è subordinato a tre condizioni: la crisi, la tenuta dei conti pubblici e la compatibilità con il quadro della Ue. Pochi margini di manovra anche sull’Irap, la tassa sulle attività produttive di cui si era proposta la riduzione nei mesi scorsi: è tra le tasse che hanno «peggiorato» il sistema fiscale, ha detto il ministro, ma ora che c’è «è difficile tornare indietro».Proprio ieri i dati resi noti dall’Economia hanno certificato un calo delle entrate tributarie del 3,9% nei primi 11 mesi 2009. Emerge un primo dato positivo sul debito pubblico, a novembre sceso leggermente in valore assoluto. Ma l’indebitamento cumulato resta di oltre 7 punti superiore a quello di fine 2008 e la caduta del Pil l’anno scorso fa presumere un sensibile aumento dei rapporti tra debito, deficit e prodotto: sono i numeri che più contano in sede europea. È in questo quadro che Berlusconi, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha tirato il freno con toni perentori: «L’attuale situazione di crisi non comporta nessuna possibilità di riduzione delle imposte. Abbiamo avuto – ha detto il premier – un calo delle entrate negli ultimi mesi, una diminuzione del 5% del nostro Pil e questo ci ha costretto a un deficit annuale che è andato a sommarsi al debito ereditato e che comporterà per quest’anno e per gli anni a venire, una maggiore spesa per interessi di 8 miliardi di euro all’anno». Tramonta così il progetto delle sole due aliquote Irpef e il rinvio per ora senza scadenza colpisce anche il quoziente familiare: «Ribadisco che il quoziente resta un nostro impegno» come promesso nella campagna elettorale, ha assicurato il premier, è il primo intervento da fare ma adesso «non c’è nessuna possibilità». Berlusconi poi ha spostato il tiro sulla semplificazione del sistema impositivo, alla quale il governo sta lavorando. «Siamo di fronte a un caso che si impone, i commercialisti si mettono le mani nei capelli per la complessità di interpretazione delle norme fiscali. Ci vuole una semplificazione, non so se sarà sufficiente un anno».Nonostante la frenata Tremonti è convinto comunque che il dibattito sulla riforma fiscale vada avviato, coinvolgendo oltre alla politica le parti sociali e il mondo accademico (un primo appuntamento sarà all’Aquila). Serve un sistema fiscale «più giusto ed efficace», ha detto il ministro, quello attuale è stato disegnato negli anni Sessanta e da allora «tutto è cambiato». Un progetto, però, più di prospettiva che di stretta attualità politica.Per l’opposizione così il governo ha fatto un’altra «giravolta» sulle tasse dopo avere «fatto propaganda sulla riforma». «Quando si parla di interventi per le famiglie e il lavoro, la crisi non c’è – ha commentato il segretario del Pd Bersani – quando invece si parla di ridurre le tasse la crisi c’è. «Credo – ha aggiunto – che questo sia un modo irresponsabile di governare. È proprio per fronteggiare la crisi che dobbiamo riorganizzare il fisco e potenziare la capacità di consumo». Lapidario Antonio Di Pietro: sui taglia fiscali «Berlusconi confessa di avere preso in giro gli italiani», ha detto il capo dell’Idv. Per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, «sarebbe un errore far slittare la discussione sulla riforma, dalla crisi si può uscire proprio con una trasformazione del sistema fiscale».
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