Alimentari e tabacchi ai distributori, stop ai contratti di esclusiva tra gestori e compagnie, con la possibilità di rifornirsi «da qualsiasi produttore», e vendita o riscatto di un terzo degli impianti di carburanti. Una rivoluzione contentuta in alcune anticipazioni di una bozza del decreto legge sulle liberalizzazioni, riguardanti soprattutto le pompe di benzina. Indiscrezioni che circolano per tutta la giornata. Ma a sera la presidenza del Consiglio «precisa che i testi pubblicati non corrispondono al documento in lavorazione presso gli uffici. Si tratta dunque di notizie prive di fondamento».Si tinge, dunque, di giallo la pubblicazione da parte di alcune agenzie di una serie di provvedimenti contenuti in una prima stesura del decreto liberalizzazioni. Nel giorno in cui, a Berlino, Mario Monti è tornato ad annunciarne la presentazione come imminente, aggiungendo che il testo sarà presto discusso con le delegazioni dei partiti (ieri il Pdl ha ufficializzato che la sua incontrerà il presidente del Consiglio domani, giorno in cui dovrebbero recarsi a Palazzo Chigi anche Pd e Terzo Polo).Sul settore carburanti hanno puntato ieri i riflettori le associazioni dei consumatori. Anche ieri sono continuati i rialzi della benzina, con il prezzo medio a 1,75 euro al litro (e picchi fino a 1,81). Secondo un’indagine dell’Adoc, in soli 10 giorni il rincaro è stato dell’1,7%, aggravando i costi per automobilista di circa 54 euro all’anno. E visto che gran parte delle merci viaggia su gomma, Federconsumatori e Adusbef calcolano in 161 euro all’anno l’impatto a famiglia sulla spesa alimentare.Secondo le anticipazioni poi smentite, i gestori di stazioni di servizio avrebbero potuto «liberamente rifornirsi da qualsiasi produttore o rivenditore». Ed erano dichiarate «nulle» eventuali clausole contrattuali con «forme di esclusiva nell’approvvigionamento». Ai distributori veniva inoltre data la facoltà di vendere i cosiddetti prodotti "non-oil": alimentari e bevande, quotidiani e periodici, caramelle e gomme, tabacchi. Infine per «favorire le dinamiche concorrenziali e l’efficienza della rete», sarebbe stato possibile riscattare la proprietà degli impianti di distribuzione da parte dei gestori (soli o in cooperativa) o da ogni altro soggetto imprenditoriale che non operi già nel settore, rilevando da proprietari che operino nella produzione, nella raffinazione o nella commercializzazione. Misure che avevano allarmato le imprese del settore. «A una prima analisi appaiono discutibili sotto il profilo degli effetti di contenimento dei costi del carburante e devastanti sotto il profilo della tenuta del sistema», era stato il commento del presidente di Assopetroli-Assoenergia, Franco Ferrari Aggradi.Ma non c’era solo la benzina nelle anticipazioni: nel dl ci sarebbe stata anche una norma che prevedeva un ufficio governativo per monitorare eventuali distorsioni alla concorrenza nella legislazione regionale e locale. Il nuovo ufficio, si legge nel testo incriminato, «assegna all’ente interessato un congruo termine» per rimuoverle e «supporta gli enti locali nel monitoraggio e nelle procedure di dismissione delle loro partecipazioni societarie nei servizi pubblici locali». Su questo punto insiste presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella: per consentire subito la crescita, le liberalizzazioni si possono fare subito sui servizi pubblici locali erogati dai Comuni. Secondo Pitruzzella si può intervenire subito sulle aziende municipalizzate e, portando ad esempio il trasporto locale, spiega che si può fare una precisa procedura di gara che consenta «servizi a costi certi, senza la presenza della politica che a volte è fonte di inefficienza e corruzione».