giovedì 3 settembre 2015
​Mario Draghi annuncia la revisione al ribasso su Pil e inflazione nell'eurozona. Esteso il programma di quantitative easing.
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L'inflazione e la ripresa nell'Eurozona si sono rivelate più deboli delle previsioni a causa dei crescenti rischi al ribasso, legati soprattutto al rallentamento dell'economia cinese. È il quadro dipinto in conferenza stampa dal presidente della Bce, Mario Draghi, che ha comunicato la revisione al ribasso delle stime su Pil e inflazione e ha ricordato la disponibilità di Francoforte ad estendere il programma di quantitative easing oltre il termine prefissato (ma flessibile) del settembre 2016. Una prima iniziativa in senso "espansivo" è già stata presa oggi: il tetto massimo dei titoli di Stato di un Paese dell'Eurozona acquistabili dalla Bce in ogni singola emissione è stato alzato dal 25% al 33% e il numero uno dell'Eurotower ha garantito che gli acquisti di bond mensili verranno attuati fino a raggiungere l'importo massimo di 60 miliardi mensili. Parole che trainano i mercati in una seduta non influenzata, per una volta, dalla volatilità delle piazze cinesi, chiuse sia oggi che domani. Le borse europee si avvicinano alla chiusura con rialzi in alcuni casi (Francoforte e Atene), superiori al 3%. Positiva anche Wall Street, con il Dow Jones e il Nasdaq che guadagnano poco meno di un punto percentuale, grazie anche ad alcuni dati macroeconomici migliori delle attese. I numeri comunicati da Draghi, da soli, non avrebbero certo dato un impulso positivo ai mercati: le stime degli esperti dell'Eurosistema sulla crescita del Pil dell'Eurozona, rispetto alle previsioni dello scorso giungo, scendono dall'1,5% all'1,4% per il 2015, dall'1,7% all'1,9% per il 2016, dall'1,8% al 2% nel 2017. L'inflazione, invece, appare destinata a crescere di appena lo 0,1% quest'anno (+0,3% secondo le stime di giugno) e appare probabile che scenda in territorio negativo nei prossimi mesi prima di riprendersi (+1,1% nel 2016, +1,7% nel 2017). Responsabili della frenata sono i mercati emergenti, come ha avvertito anche il Fondo Monetario Internazionale nel documento diffuso questa notte. "La ripresa continua a un ritmo più debole del previsto a fronte del rallentamento dei mercati emergenti, che pesa sulla crescita globale e sulle esportazioni dell'area euro", ha spiegato Draghi, sottolineando come la revisione al ribasso delle previsioni sia strettamente legato alla "più debole domanda esterna". E al centro della preoccupazione di tutti gli operatori c'è ovviamente Pechino, invitata da Draghi a proseguire con riforme che rendano il tasso di cambio dello yuan più suscettibile alle dinamiche di mercato. Al momento, ha concluso il presidente della Bce, sebbene non si presentino ancora rischi per la stabilità finanziaria, la crisi cinese sta avendo effetti tangibili sulla fiducia e sui volumi del commercio internazionale.
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