Nell'insieme l'economia dell'area dell'euro dovrebbe stabilizzarsi e registrare una lenta ripresa. Lo afferma la Bce nel Bollettino mensile, precisando che ''i rischi per le prospettive economiche dell'area dell'euro continuano a essere orientati al ribasso''.
La Bce conferma che l'orientamento di politica monetaria resterà accomodante finché sarà necessario e ''di attendersi che i tassi di interesse di riferimento rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo''.
La Bce riscontra una ''cauta conferma all'aspettativa dello stabilizzarsi dell'attività economica'', alla luce dei ''recenti indicatori del clima di fiducia basati sui risultati delle indagini'' che ''mostrano qualche ulteriore miglioramento, a partire da bassi livelli''.
Le condizioni del mercato del lavoro, tuttavia, permangono deboli. Nel 2013 e nel 2014 ''la crescita delle esportazioni dell'area dell'euro dovrebbe beneficiare di una progressiva ripresa'', mentre quella interna è sostenuta dalla politica monetaria accomodante e dagli aumenti del reddito reale. La rimozione delle rigidità nel mercato del lavoro, la riduzione degli oneri amministrativi e il rafforzamento della concorrenza nei mercati dei beni e servizi saranno di particolare giovamento per le piccole e medie imprese. Per la Bce ''queste misure di riforma strutturale sono essenziali per abbassare il livello attualmente elevato di disoccupazione, in particolare tra le fasce più giovani della popolazione dell'area dell'euro'' e per questo gli Stati dell'Eurozona ''devono procedere a una più rapida attuazione delle necessarie riforme strutturali al fine di promuovere competitività, la crescita e la creazione di posti di lavoro''.Per quanto riguarda i tassi bancari praticati alle piccole e medie imprese che, nota la Bce, "sono in genere di dimensioni inferiori rispetto a quelli erogati alle grandi imprese", nel 2008-09 essi hanno subito un "brusco peggioramento" in Germania, Francia, Italia e Spagna e cioè nel quattro maggiori Paesi dell'area euro. Nel 2010, "la situazione è migliorata in tutti i Paesi, ma poi si è nuovamente deteriorata a partire dal 2011. Nel 2012 il differenziale ha raggiunto massimi storici in Spagna e Italia, pur essendo in parte diminuito dall'autunno dello stesso anno".
Sempre in Spagna e in Italia, dall'estate del 2011, è molto aumentato il differenziale sui prestiti molto modesti e cioè fino a 250mila euro e quello sui prestiti di grande entità e cioè da un milione di euro e oltre. Più in generale la Bce nota che "anche in Italia e Spagna il calo dei tassi di riferimento associato alla flessione dei tassi di interesse di politica monetaria nello stesso arco temporale ha offerto un contributo negativo ai tassi sui prestiti bancari al dettaglio, secondo le attese. Tuttavia in questi due Paesi le tensioni sui mercati del debito sovrano e il peggioramento del contesto macroeconomico hanno esercitato una pressione al rialzo sui tassi attivi compositi applicati alle società non finanziarie e alle famiglie".In conclusione, la Bce rileva che "per assicurare un'adeguata trasmissione della politica monetaria alle condizioni di finanziamento nei paesi dell'area euro è essenziale ridurre ulteriormente la frammentazione dei mercati creditizi e consolidare, ove necessario, la capacità di tenuta delle banche. A tale riguardo è fondamentale che i Paesi agiscano contemporaneamente su vari fronti di politica economica, in particolare per quanto riguarda le finanze pubbliche e le riforme strutturali tese a promuovere l'attività economica e la stabilità finanziaria".