Toccherà proprio al presidente fare chiarezza, nella consueta conferenza stampa delle 14 e 30, mentre alle 13 e 45 verranno comunicate le decisioni sui tassi di interesse, su cui non sono attese variazioni. Al di là dell'ammontare dell'intervento, un altro punto problematico è sull'ipotesi di superare alcune resistenze nel direttorio tramite la previsione di far ricadere i titoli di Stato acquistati sui bilanci delle banche centrali nazionali. E in questo modo evitare una condivisione dei rischi. Alcuni hanno criticato questa idea affermando che sarebbe sancire un divorzio nell'area euro. Altri però, sul versante opposto, quello dei "falchi" intransigenti, sono a priori ostili al Qe. Tra questi l'ex capo economica dell'istituzione, il tedesco Juergen Stark, secondo cui i timori di deflazione con cui si giustifica la manovra sono esagerati. E comunque l'intervento sarà "inutile", ha sentenziato. Intanto la Bce deve anche fare i conti con diversi sviluppi di rilievo. Innanzitutto i continui e pesanti cali del petrolio, che aggravano i rischi di debolezza dei prezzi al consumo. Finora sia Francoforte che la Commissione europea hanno smentito che nell'area euro si sia innescata la deflazione. Questa viene definita con un protratto e generalizzato calo dei prezzi che finisce per "contagiare" anche le attese del pubblico, determinando rinvii degli acquisti in vista di ulteriori cali che portano ad un circolo vizioso di ulteriori flessioni. Quando si produce è considerata perfino più difficile da contrastare dell'inflazione.
Dall'altro lato, in positivo, aiutano i continui cali dell'euro, finto sotto quota 1,16 sul dollaro è ai minimi da 11 anni a questa parte. Ad accentuare questo movimento si è aggiunta la recente mossa a sorpresa della Banca centrale della Svizzera, che ha sganciato il franco dalla soglia minima sull'euro (1,20), favorendo ulteriori cadute della valuta condivisa.