'Il deficit è in ordine, ma l'indebitamento pubblico rimane ancora molto
elevato ''. Lo ha detto il presidente della Commissione europea,
José Manuel
Barroso, a
Che tempo che fa, parlando dei conti pubblici dell'Italia. ''Nell'ambito del progetto di bilancio preventivo di quest'anno l'Italia, che
ha già ottenuto di fatto un obiettivo importante nei risultati sul deficit, non
ha ancora presentato un progetto di aggiustamento strutturale del debito
sufficiente e noi pensiamo che questo sia un incoraggiamento per l'Italia'', ha
detto Barroso, interpellato sulla possibilità di applicare all'Italia la
clausola di flessibilità nel rapporto deficit-Pil. Quanto alle dichiarazioni
scettiche del 'collega' Olli Rehn, commissario agli Affari economici e monetari,
sull'Italia ''interpreto le dichiarazioni di Olli Rehn come un incentivo, una
sfida amichevole sferrata all'Italia perché si vuole che l'Italia sia decisa. La
verità è che l'Italia è uscita da un deficit eccessivo e coloro che erano
scettici si sono sbagliati. Ora è nelle mani degli italiani dimostrare agli
scettici che l'Italia è in grado di mettere in ordine le finanze pubbliche''. Barroso ha
ricordato che l'Italia paga tassi di interesse superiori a quelli dell'Irlanda.
''Questo non va'' perché ''l'Italia è un Paese con un ottimo potenziale
economico". Per questo ''stiamo cercando di chiedere all'Italia di non
abbandonare il cammino delle riforme''.Barroso non ritiene si
possa rivedere il tetto del 3% al rapporto deficit-Pil a cui sono soggetti gli Stati della Ue: ''È stato deciso da tutti gli Stati membri all'unanimità. Non
credo che sia possibile modificare questa regola, ciò che stiamo già facendo è
invece applicarla in modo non dogmatico nel senso che non prendiamo in
considerazione il deficit nominale ma quello strutturale''.
''Prendiamo in considerazione i cicli economici - ha aggiunto il presidente della Commissione Ue - ecco perché
abbiamo proposto che alcuni Paesi possono avere più tempo per rimettere a posto
il deficit. Stiamo già cercando di introdurre la flessibilità permessa dai
trattati''. Quello che ''non possiamo fare è che gli Stati membri un giorno
approvano una cosa e il giorno dopo fanno esattamente il contrario. Questo non
aumenta la fiducia'', ha concluso.