Il 28 agosto "muore" l’Imu. La superiamo con l’introduzione della nuova "Service tax", che ricomprenderà un’imposta sulla proprietà della casa, ma più bassa, e la Tares sui servizi». Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia annuncia così l’accordo con il quale si andrà al Consiglio dei ministri di settimana prossima.
Una nuova tassa che partirebbe da gennaio 2014 o da subito?Questo è un punto delicato, ma l’orientamento è di farla partire subito e quindi di prevedere un primo pagamento già a dicembre, perché diventerebbe complicato andare oltre la copertura della prima rata di giugno dell’Imu che ammonta a 2 miliardi di euro. Sarebbe ovviamente il pagamento di una quota parte dei mesi dell’anno.
Ma in alcuni Comuni si è già versata una rata o l’intera Tares, si rischia di pagare due volte...Questo non è un problema, per quei Comuni prevederemo un forfait o un conguaglio.
Ma la nuova Service tax non rischia di essere semplicemente la somma della vecchia Imu più la Tares?No, sarà una riforma strutturale che cambia il volto dell’imposta e che porterà "sollievo" ai contribuenti. Anzitutto si tratta di una tassa davvero federale, il cui incasso andrà interamente ai Comuni, ma che, soprattutto, gli stessi enti locali potranno modulare e organizzare in maniera autonoma. E per evitare che dalla zuppa delle vecchie imposte si passi al pan bagnato della nuova tassa, prevediamo comunque, a regime, di trasferire circa 2 miliardi di euro ai Comuni che rappresentano, in sostanza, il "risparmio" per i contribuenti.
Il ministro Graziano Delrio ha detto che «il 70% dei contribuenti meno abbienti non pagherà più sulla prima casa». Sarà così?In realtà quel 70% è una stima prudenziale, credo sarà una quota maggiore.
Non c’è il rischio che i Comuni disastrati o male amministrati impongano parametri di pagamento molto alti?No, sia per quel che dicevo prima sui trasferimenti, sia soprattutto perché imporremo un’aliquota massima, più o meno ai livelli attuali dell’Imu.
Ci sarà anche un’aliquota minima?No. E questa è un’altra novità importante, perché i Comuni virtuosi o che comunque possono contare su altre entrate potranno portare a zero il contributo. Per agevolarvi pensiamo anche a un allentamento del patto di stabilità, in maniera che abbiano maggiori margini di manovra sugli investimenti e sui loro bilanci.
Ma è possibile far tutto in tempo?Siamo a buon punto. Se si approva il decreto il 28, come contiamo di fare, per dicembre sarà tutto definito.
La Service tax è una sorta di ircocervo: metà imposta sulla proprietà, metà tassa di servizio. Non si rischia che paghino troppo gli inquilini rispetto ai proprietari o che le famiglie con figli si ritrovino con aggravi, visto che i parametri, ad esempio per la tassa sui rifiuti, aumentano al crescere delle persone.Sono questioni che abbiamo ben presenti e che risolveremo distinguendo tra possesso della casa e quota per i servizi, cercando di tener conto dei diversi carichi familiari e anche del livello dei redditi. Credo poi che i sindaci, conoscendo bene le proprie realtà, potranno a loro volta modulare la tassa in base alla tipologia di abitazione, alla zona e ad altri parametri.
In tutto questo bisogna trovare la copertura per il mancato pagamento della prima rata dell’Imu, evitare l’aumento Iva e finanziare la cassa integrazione, 4 miliardi circa...Sono due le strade che abbiamo individuato: la prima, sulle entrate, si basa su un più consistente pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese, che a sua volta produrrà un maggiore gettito Iva. Dal 2014, poi, tra ripresina e minori spese per interessi dovremmo essere tranquilli. Sul fronte delle uscite, invece, occorrerà rafforzare il progetto di spending review. Convocheremo enti locali e parti sociali: serve più coraggio per tagliare con decisione.