mercoledì 4 aprile 2012
Durante la fase acuta della recessione, nel 2008-09, la caduta dei redditi familiari ha raggiunto in Italia il 4%, a fronte di una riduzione del Pil del 6%. Lo evidenzia il vice direttore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola nell'ambito del convegno La famiglia un pilastro per l'economia del Paese.
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Durante la fase acuta della recessione, nel 2008-09, la caduta dei redditi familiari ha raggiunto in Italia il 4%, a fronte di una riduzione del Pil del 6%. Nella maggior parte degli altri paesi avanzati, invece, "il reddito disponibile lordo reale delle famiglie è invece cresciuto, nonostante la contrazione del prodotto". Lo evidenzia il vice direttore generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola nell'ambito del Convegno "La famiglia un pilastro per l'economia del Paese".La crisi, spiega, "ha gravemente inciso sui redditi delle famiglie italiane riducendone la capacità di risparmio. La ricchezza accumulata, finanziaria e reale, è stata in parte utilizzata per far fronte alle difficoltà economiche". In questo quadro, "si sono ampliati i divari: considerando anche la ricchezza, il numero di famiglie in condizione di povertà, è aumentato". Nello stesso tempo, rileva Tarantola, "le famiglie italiane hanno svolto un'importante funzione di ammortizzatore sociale che continuerà anche nel correnteanno".In media, evidenzia il vice direttore generale di Bankitalia, "le famiglie italiane appaiono ricche nel confrontointernazionale: la loro ricchezza netta nel 2010 era pari a 8 volte il reddito, un rapporto in linea con quelli della Francia e del Regno Unito, ma significativamente superiore a quelli della Germania e degli Stati Uniti". La distribuzione della ricchezza "non è però omogenea". La ricchezza "è più concentrata del reddito, anche se non in misura superiore agli altri principali paesi avanzati".La crisi, fa notare Tarantola, "ha ampliato il divario tra la condizione economica e finanziaria dei giovani e quella del resto della popolazione: tra il 2008 e il 2010 la quota di famiglie povere in base al reddito e alla ricchezza è cresciuta di circa 1 punto percentuale per il campione nel suo complesso e di circa 5 punti perle famiglie dei giovani".Nel biennio 2008-10 la quota di famiglie indebitate è diminuita dal 24 al 21 per cento. Tale andamento "è dipeso non solo da una minore domanda di prestiti, ma anche da una maggiore selettività nella concessione dei finanziamenti da parte degli intermediari finanziari, che si è riflessa in un aumento della quota di famiglieche non hanno ottenuto, in tutto o in parte, il credito richiesto (poco più di un quarto nel 2010, oltre il doppio rispetto agli anni precedenti la crisi)". Le famiglie, spiega ancora Tarantola, "hanno mantenuto i propri standard di vita riducendo la loro propensione a risparmiare e grazie al sostegno di una ricchezza reale e finanziaria ancora elevata. Non è tuttavia una situazione sostenibile".480MILA FAMIGLIE IN AIUTO DI FIGLI CHE HANNO PERSO LAVORO

Nella tarda primavera del 2009 "nel momento di massimo impatto della crisi sul mercato del lavoro italiano, circa 480mila famiglie hanno sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei dodici mesi precedenti". Lo evidenzia sempre il vice direttore generale di Bankitalia.

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