lunedì 26 gennaio 2015
Corsa a rastrellare i titoli a Piazza Affari. Super rialzi nel mirino della Consob
L'ANALISI Il voto capitario strumento efficace per evitare derive oligopolistiche di Pietro Cafaro
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È stata una settimana intensa per le banche popolari. E anche la prossima si prennanuncia carica di colpi di scena. Tutto è iniziato due venerdì fa, quando sono trapelate le prime indiscrezioni, confermate poi la sera stessa del 16 da Matteo Renzi: rivolto ai senatori del Pd, il premier ha annunciato che sarebbe intervenuto con il decreto Investment compact per riformare il settore delle banche popolari trasformandole in società per azioni, con un decreto legge che ha suscitato molti malumori, sia tra i partiti di ogni schieramento che nel mondo bancario. E ora minacciano tutti battaglia, sia fuori che dentro il Parlamento. Proprio ieri il Banco Popolare, insieme agli altri istituti rappresentati da Assopopolari, ha fatto sapere ufficialmente che si «opporrà in ogni modo» al decreto legge del governo. È quanto si legge infatti in una lettera firmata dal presidente Carlo Fratta Pasini e dall’amministratore delegato, Pier Francesco Saviotti, inviata ai 18mila dipendenti dell’istituto. Il decreto è soprattutto «contrario ai princìpi costituzionali di libertà d’intrapresa e di cooperazione, carico di effetti negativi per un Paese come il nostro privo di investitori di lungo periodo». L’intenzione dei vertici del Banco Popolare, adesso, «è di agire nell’immediato futuro insieme agli altri istituti coinvolti, sia sul piano politico sia giuridico, affinché il decreto legge venga meno e le banche popolari possano mantenere la propria identità indipendentemente dalle loro dimensioni, la cui crescita peraltro si è dimostrata necessaria ed auspicabile». La prossima settimana Assopopolari potrebbe riunirsi nuovamente per mettere a punto le contromosse, puntando proprio sul progetto di autoriforma al quale lavora da (ormai) tanto tempo la commissione formata da Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti e Alberto Quadrio Curzio.Spinge ancora sulla riforma, invece, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che intervistato dalla Stampa ieri ha dichiarato che «ci sono popolari grandi e piccole, e grazie alla trasformazione in Spa, le popolari che lo vogliono potranno anche crescere di più e potranno andare più facilmente sul mercato quando ne avranno necessità. Quanto alle banche di credito cooperativo, bisognerà agire per portare anch’esse a un grado di integrazione e di efficienza operativa migliore». Insomma, la prossima partita potrebbe riguardare proprio queste ultime.E mentre il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha ribadito che lavorerà in Parlamento per migliorare il contestato decreto - «vedo margini positivi. Ci sono 60 giorni di tempo» ha detto a margine del convegno della Fondazione Italcementi -, la Consob potrebbe aprire un’inchiesta su una eventuale maxi-speculazione sui titoli di queste banche: secondo alcune indiscrezioni, ingenti flussi di capitali si sarebbero mossi da Londra già prima dell’annuncio della riforma (e la Lega ha annunciato ieri un’interrogazione al governo). Da lunedì, poi, i titoli sono schizzati alle stelle, con rialzi a due cifre nonostante il calo di venerdì: a guidare la lista la Popolare dell’Etruria (+62,7%), il cui vice-presidente è il padre del ministro Maria Elena Boschi, seguita dal Credito Valtellinese (+30%), Bper (+23,9%), Banco Popolare (+21,2%), Bpm (+20,7%) e la Popolare di Sondrio (+18,8%). Nel complesso, l’indice Ftse Mib è tornato sopra i 20mila punti, chiudendo con cinque rialzi di fila e un progresso del 6,57%, mentre mentre l’All Share è salito del +6,56%.
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