Non si placa la bufera politica suscitata dal salvataggio di quattro istituti bancari in gravi difficoltà finanziarie, operato dal governo con un decreto legge. Nell’occhio del ciclone resta il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, figlia di Pier Luigi, ex vice presidente di Banca Etruria, una delle quattro banche in dissesto oggetto del provvedimento (le altre sono Cariferrara, CariChieti e Banca Marche).
«C’è un conflitto di interessi grande come una casa» argomenta, col deputato Davide Crippa, il Movimento 5 Stelle, che ha depositato a Montecitorio una mozione di sfiducia e fa pressing sulla presidente della Camera, Laura Boldrini, chiedendole di convocare la conferenza dei capigruppo per calendarizzare al più presto la discussione e il voto. Anche Forza Italia e Lega Nord stanno discutendo se presentare analoghe mozioni.
«La famiglia del ministro Boschi è coinvolta in pieno – incalza Crippa – e dunque lei deve venire in Aula a spiegare». Nella mozione pentastellata, pubblicata in serata da Beppe Grillo sul suo blog, si denuncia l’esistenza di «un’ombra sul ministro e la sua funzione istituzionale, con riguardo alla cura ed alla salvaguardia degli interessi pubblici, del principio generale di assoluta imparzialità, nonché della necessità di tutelare il risparmio in tutte le sue forme», come previsto dalla Costituzione. Una mozione gemella dovrebbe arrivare a giorni in Senato, dove intanto si accelera sulla commissione d’inchiesta sul sistema bancario: il provvedimento, presentato dal senatore del Pd Andrea Marcucci, sarà assegnato a giorni alla commissione Finanze.
Dal canto suo, la titolare delle Riforme non si mostra preoccupata: «Discuteremo in Aula, voteremo e vedremo chi ha la maggioranza », dice ai cronisti in Transatlantico. Attorno a lei fanno quadrato i vertici del Pd, a partire dal premier-segretario Matteo Renzi, che liquida la vicenda come frutto di eccessiva enfasi dei giornali. «Non solo non c’è imbarazzo – osserva il responsabile economico del partito Filippo Taddei –, ma anzi c’è pieno sostegno verso il ministro». Il decreto, insiste Taddei, «non è motivato da un conflitto di interessi, ma dalla volontà di dare risposte alle esigenze delle persone e mettere in sicurezza quel segmento bancario ».
Col provvedimento, in applicazione di regole europee sulla risoluzione bancaria, l’esecutivo ha azzerato azioni e obbligazioni subordinate emesse dalle 4 banche. Secondo il Tesoro, i bond subordinati venduti ai loro clienti ammontano a 329,2 milioni di euro. Un emendamento del governo alla legge di Stabilità ha istituito un fondo di solidarietà per «erogazioni di prestazioni agli investimenti che detenevano strumenti finanziari subordinati», al quale possono accedere clienti con investimenti fino a 100mila euro, finanziato con 100 milioni di euro attinti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. «Speriamo che bastino», osserva il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, ma «se si riveleranno insufficienti», si spera «che ci siano le possibilità per aggiungerne. Dobbiamo andare incontro a tutti».
Un’apertura che potrebbe forse placare l’ira dei danneggiati e delle associazioni di tutela, pronte a una raffica di ricorsi giudiziari. Per ora l’unica strada è la causa, avverte l’avvocato Marco Festelli di Confconsumatori, visto che «la politica sta affrontando il caso con grande confusione».