mercoledì 20 settembre 2023
I dati del Rapporto Assindatcolf: la spesa per l'assistenza agli anziani aumentata fino a 100 euro al mese, "insostenibile" per il 35% dei nuclei. La richiesta di interventi in legge di bilancio
Un anziano accompagnato dalla badante

Un anziano accompagnato dalla badante - Ansa

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Anche le badanti invecchiano, non solo gli anziani assistiti. Oltre il 62% di loro, infatti, ha più di 50 anni, il 26% più di 60 anni e solo il 16% è sotto la soglia dei 40. C’è dunque un piccolo-grande problema demografico anche per l’assistenza alle famiglie, che hanno sempre più necessità di badanti, di baby sitter e colf in generale, ma sempre più spesso non possono permetterseli. Almeno non con contratti regolari, i cui costi aumentano, mentre continua ad essere molto consistente il ricorso al “nero”, addirittura al 51,7% degli addetti del settore, secondo le stime dell’Istat, oltre un terzo di tutte le attività irregolari in Italia.

Sono questi alcuni degli aspetti più interessanti che emergono dal 4° paper del Rapporto 2023 a cura della Fondazione studi consulenti del lavoro per Assindatcolf, una delle maggiori associazioni di datori di lavoro domestico, presentato a Roma. Esaminando i dati in una prospettiva temporale più ampia, balza agli occhi come l’occupazione del settore domestico sia cresciuta del 30% dal 2000 a oggi, il triplo rispetto al tasso di crescita generale degli occupati che si è fermato a un +10% nello stesso arco di tempo. Con una crescente presenza di badanti (+15%, il 46,9% degli occupati) rispetto a un calo di baby sitter e colf (-21%) nell’ultimo decennio. E una ”italianizzazione” del mestiere (+33%, ora il 30% degli addetti) sia per un rinnovato interesse a questo impiego da parte dei connazionali sia per la cittadinanza conquistata da addetti stranieri presenti nel nostro Paese da più di un decennio. Migliora anche la condizione economica delle badanti, quantomeno quelle contrattualizzate regolarmente: la quota di chi percepisce oltre 13mila euro netti all’anno è passata infatti dal 9,4 al 20,9% nel 2022, mentre colf e baby-sitter registrano retribuzioni in scarsa crescita e un calo delle ore lavorate (quelle dichiarate, ovviamente).

In questo quadro, con luci e ombre, si inseriscono i risultati di un’ulteriore ricerca, svolta dal Censis su un campione di 1.400 famiglie associate ad Assindatcolf, secondo cui la spesa che i datori sostengono mensilmente è aumentata nel primo semestre del 2023 di 58 euro (di 100 euro nel caso delle badanti), arrivando in media a 791 euro al mese. Il 36,9% delle famiglie interpellate dichiara che tale spesa è divenuta “insostenibile o difficilmente sostenibile” (a gennaio dava questa risposta il 25,6% del campione) e in difficoltà sono, come è ovvio, principalmente i nuclei a basso reddito e quelli che devono impiegare badanti per l’assistenza ad anziani non autosufficienti. Costi in crescita che stanno determinando un calo degli occupati regolari. Una palese contraddizione rispetto alla crescente domanda di servizi di assistenza da parte delle famiglie che trova purtroppo “sfogo” in un ancora molto, troppo consistente ricorso al lavoro irregolare.

Interessante e significativo, in questo senso, il caso in controtendenza della Sardegna, dove politiche volte a favorire la gestione familiare della non autosufficienza hanno “prodotto invece negli anni un significativo processo di emersione (la regione presenta la più elevata incidenza di collaboratori domestici sulla popolazione, con un valore pari al 3% a fronte dell’1,5% della media italiana) – si legge nel rapporto -. Con effetti rilevanti sotto il profilo occupazionale: su 100 collaboratori, 70 sono badanti e 82 italiani”.

Andrea Zini, presidente di Assindatcolf

Andrea Zini, presidente di Assindatcolf - Ufficio stampa Assindatcolf

Si arriva così ai due focus su cui Assindatcolf chiede alla politica di concentrare l’attenzione: da un lato la richiesta di addetti, anche attraverso l’ampliamento della quota di lavoratori extracomunitari previsti per il settore nel decreto flussi. Dopo il boom conseguente alla sanatoria del 2020 - peraltro non ancora conclusa - il lavoro domestico ha infatti progressivamente perso 100mila collaboratori regolari e nel 2022 gli addetti regolarmente iscritti all’Inps erano 894.299 (il 7,9 in meno del 2021). Dall’altro, soprattutto, l’utilizzo della leva fiscale con un deciso incremento delle deduzioni, oggi assai limitate. “Restiamo convinti che per sostenere economicamente le famiglie, ma anche per porre un argine al dilagare del lavoro sommerso, occorra modificare la fiscalità introducendo la totale deduzione del costo che i datori sostengono per colf, badanti e baby-sitter – spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf -. E non basta, perché una spesa irrinunciabile come quella per l’assistenza ai non autosufficienti e ai bambini non tutti possono permettersela. È quindi fondamentale che, a fianco della deducibilità fiscale, si dia spazio ad un Assegno unico per i figli più sostanzioso e che arrivi presto la Prestazione universale per la non autosufficienza”, prevista dalla Legge delega approvata a marzo e di cui entro gennaio il governo è impegnato a presentare i decreti delegati (l’importo del vecchio “Assegno di accompagnamento” sarà maggiorato nel caso di assunzione regolare di personale). Per questo, conclude Zini, “contiamo che già nella Legge di Bilancio vi siano indicazioni chiare in questa direzione: pensiamo al raddoppio della deducibilità dei contributi Inps, al finanziamento della Prestazione universale, e all’inclusione dei lavoratori domestici nelle misure di abbattimento del cuneo fiscale e contributivo”.

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