Nel 2014 le imprese artigiane intendono stipulare 92.100 contratti. Lo rivela Unioncamere secondo cui alla "caccia" di professioni tradizionali - che in alcuni casi sono introvabili, come lattonieri, calderai, falegnami e valigiai - si affianca una maggior richiesta di professioni intellettuali da assumere con contratto a tempo indeterminato o determinato (+22% tra il 2013 e il 2014) e di operai specializzati (+0,8%) e generici (+10,4%).Tra le 77.600 assunzioni "dirette" a carattere stagionale e non stagionale, la quota più rilevante si concentra nelle costruzioni (23.700 unità, pari al 31% delle entrate previste nel 2014 nelle imprese artigiane). Il 38% interesserà gli operai specializzati, seguiti dalle figure commerciali e dei servizi(22%) e dai conduttori di macchinari e impianti (15%). Tra i profili più ricercati i tecnici dell'organizzazione e dell'amministrazione delle attività produttive (1.050 assunzioni previste), i tecnici dei rapporti con i mercati (850 assunzioni), i tecnici in campo ingegneristico (630), i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (620) e gli ingegneri e professioni assimilate (490). A questi si aggiunge una richiesta crescente di analisti e progettisti di software (+27% tra il 2013 e il 2014), a indicare una diffusa tendenza allo sviluppo delle Ict e dell'innovazione digitale nel mondo artigiano. Tra le figure intermedie impiegatizie, commerciali e dei servizi, quelle più richieste sono gli addetti nelle attività di ristorazione (9.120 assunzioni previste), gli operatori della cura estetica (3.190), gli addetti alle vendite (ancora 3.190), gli addetti alla segreteria e agli affari generali (4.220), le professioni qualificate nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (920), gli addetti all'accoglienza e all'informazione della clientela (750) e gli addetti alla gestione amministrativa della logistica (670). Tra le figure operaie, prevalgono gli operai specializzati delle costruzioni e nel mantenimento di strutture edili (8.390), seguiti dagli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (6.440), dai conduttori di veicoli (4.140), dai meccanici, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (2.450) e dai fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica e simili (2.210).Infine, tra le professioni non qualificate, emergono il personale non qualificato nei servizi di pulizia (2.800 assunzioni), il personale non qualificato delle costruzioni (2.620) e il personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna delle merci (1.600 unità).Lo studio Unioncamere mostra che si riduce ulteriormente nel 2014 la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese artigiane. Essa interesserà solo l'11% delle 77.600 assunzioni previste, un punto in più della media nazionale ma inferiore di oltre 20 punti rispetto a quattro anni fa. Per alcune professioni, tuttavia, considerando le figure richieste con almeno 100 assunzioni previste, la difficoltà resta alta, interessando un terzo delle entrate programmate. Si tratta dei lattonieri e calderai, con il 51% di assunzioni difficili da trovare, seguiti dai tecnici della produzione manifatturiera (45%), falegnami e attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno (40%), tecnici programmatori (37%), installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici (37%), verniciatori industriali (36%), addetti a macchinari per confezioni di abbigliamento (35%), acconciatori (35%), valigiai e borsettieri (34%) e pittori, stuccatori, laccatori e decoratori (33%).Queste difficoltà risultano più marcate nel Nord Est, dove interesseranno il 15% di tutte le figure di cui si prevede l'assunzione, e nel Nord Ovest (13%), riguardando in particolare Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, parte della Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Umbria e registrando anche casi particolarmente significativi, come quello di Treviso, dove la quota di assunzioni di difficile reperimento raggiunge il 37% del totale. A seguire Pordenone (28%), Terni(26%), Pisa, Mantova e Modena (23-24%). In altre sei province tale quota si attesta tra il 20% e il 22%. Viceversa, in 13 province (tutte meridionali) questa caratteristica interessa meno del 5% delle assunzioni.