Presidente Sticchi Damiani, l’automobile oggi in Italia è violentata da più parti. Partiamo dalla benzina: perché qualunque buco economico del Paese deve ricadere sul prezzo dei carburanti? «Perché purtroppo è il modo più facile per fare cassa. Per lo Stato si traduce in soldi immediati con un’imposizione fiscale a costo zero. Tutto molto comodo...».
Possibile che non si riesca ad opporsi a tutto ciò? Lei è presidente di un’associazione con 1 milione di soci che rappresenta 36 milioni di automobilisti. L’Automobil Club dovrebbe essere la lobby più potente d’Italia....«E infatti l’attesa è finita. Occorre dare un segnale forte per dimostrare che gli automobilisti non sono rassegnati a farsi tartassare. Per questo stiamo organizzando la prima giornata dello “sciopero della benzina”».
Questa non si era mai sentita...«Infatti: serve un gesto simbolico, ma importante. Sarà una specie di serrata di chi l’auto la deve usare per forza e non può più accettare che il prezzo del carburante aumenti a questi livelli. Entro 20 giorni, massimo un mese, inviteremo tutti gli italiani ad astenersi dal fare rifornimento in una data stabilita, probabilmente prefestiva per rendere la protesta più fattibile e partecipata».
Protestare un giorno può far rumore, e poi?«Non è un muro contro muro. Più importante della protesta è dialogare, far comprendere al governo che ha fatto scelte dolorose, in parte inevitabili, ma che sta mettendo in ginocchio un settore vasto con conseguenze devastanti. Non solo i dati 2012 indicano uno spaventoso calo delle vendite delle auto, ma quello che più ci preoccupa è l’aumento della disaffezione all’uso dell’automobile. Le Case costruttrici soffrono, ma hanno alternative vendendo anche in altre parti del mondo dove la crisi non c’è, o è appena accennata. Ma i nostri concessionari che possono fare? Chiudono. E licenziano migliaia di persone. L’Italia che produce automobili di livello medio-alto le sta svendendo, la nostra industria perde valore. È tempo di discuterne intorno ad un tavolo, prima che sia troppo tardi».
Forse non finché l’auto è considerata un “demone”. Introdurre il superbollo contro le auto di lusso senza avviare nessuna politica a favore di quelle di piccola taglia e della mobilità alternativa (come quella elettrica) le pare intelligente?«Certamente no. Il superbollo è stata una scelta sbagliata, e soprattutto autolesionistica. In più non si è fatto nulla nemmeno per incentivare il trasporto pubblico. Anzi nelle grandi città il prezzo dei biglietti è aumentato, e proprio nel momento peggiore».
Eppure le entrate erariali dei primi mesi dell’anno non solo sono inferiori alle previsioni, ma in assoluto lo Stato ha incassato meno di prima. Qualcuno prima o poi avrà il coraggio di dire che la manovra di Monti, almeno sull’auto, è fallimentare?«Noi lo diciamo, in realtà. Aggiungendo che avremo grandi disastri nel breve e medio periodo: l’austerità va bene, quando serve è giusto soffrire tutti. Ma c’è un limite oltre il quale non si può andare».
Anche la politica degli incentivi attraverso la rottamazione si è rivelata sbagliata a lunga distanza. Da presidente Aci non si sente di lanciare una proposta diversa per rianimare il mercato?«Ridurre la fiscalità sull’auto pare impossibile, ma contenere altri costi non è un sogno. Recentemente abbiamo presentato al governo un progetto di legge in 4 articoli con 4 raccomandazioni correlate. Una proposta concreta che abbatterebbe fino al 40% il prezzo delle polizze assicurative...».
Sembra una magìa, anche perché oltre ai costi esorbitanti delle assicurazioni, c’è la drammatica realtà da affrontare dei 3 milioni e mezzo di auto che attualmente in Italia circolano con tagliandi falsi o senza assicurazione del tutto...«Il punto è capire che gli aumenti delle polizze dipendono dalla crescita dei costi dei risarcimenti, causati dalle frodi e dall’abnorme rimborso dei danni alla persona. Su 100 incidenti automobilistici, da noi 23 provocano danni fisici contro i 10 di Francia, Germania e Belgio. Solo il famoso “colpo di frusta” in Italia è denunciato al ritmo di 700 mila volte l’anno – un record mondiale – perché è impossibile diagnosticarlo in modo strumentale».
Quali allora i 4 punti della proposta di legge riparatrice?«Sintetizzando: 1) fissare in 90 giorni il termine di decadenza per l’azione di risarcimento (oggi si prescrive dopo due anni dal sinistro, anche se mai denunciato). L’eccessiva lunghezza del termine vigente aiuta le frodi. Punto 2) ripristinare il termine di 5 giorni entro il quale il danneggiato deve mettere a disposizione le cose danneggiate per l’ispezione diretta ad accertare l’entità del danno. L’attuale termine di 2 giorni, infatti, risulta assolutamente oneroso per la compagnia di assicurazione impossibilitata ad effettuare perizia in un così breve tempo e allo stesso tempo facilita chi vuole speculare sull’esistenza e sull’entità del danno.
Quanto all’argomento “finti” feriti e riparazioni a prezzi gonfiati?«L’articolo 3 concerne appunto la non risarcibilità del danno alla persona per lesioni, qualora la documentazione medica non attesti con assoluta certezza e con il supporto di mezzi strumentali e clinici l’esistenza della lesione stessa. Un problema però questo che il recente decreto liberalizzazioni ha in gran parte già risolto. L’articolo 4 invece disciplina il risarcimento in forma specifica nel caso di danni alle cose. Il danneggiato dovrebbe fare riparare la propria auto presso le officine convenzionate della compagnia stessa, e nel caso in cui non lo faccia, il risarcimento sarebbe comunque limitato a quanto l’assicurazione avrebbe speso presso una propria officina convenzionata. Questa disposizione garantisce al danneggiato la riparazione del danno senza anticipazioni di denaro, una garanzia di due anni sul lavoro svolto e permette alla compagnia di assicurazione un forte risparmio, potendo avvalersi di carrozzerie convenzionate con le quali avrà preventivamente negoziato sconti su manodopera e ricambi».
Permetta un’obiezione: è vero che l’Aci è socio di maggioranza di Sara Assicurazioni ma la proposta sembra scritta da una compagnia di assicurazioni piuttosto che da un automobilista. Rivedere la tassazione è solo l’ultima delle 4 raccomandazioni dopo i 4 articoli di legge...«Perché i costi assicurativi sono fortissimi e ridurli è il primo obiettivo, concreto e raggiungibile: basterebbe eliminare le frodi, che danneggiano la collettività esattamente come fanno gli evasori fiscali, per ottenere risparmi enormi per tutti. Gli strumenti ci sono, basta usarli».
In passato però l’Aci ha tenuto un profilo basso e silenzioso. Verrebbe da dire molto “governativo” e paradossalmente molto poco dalla parte di chi guida...«Io sono in carica solo da 40 giorni: non giudico il passato, ma lavoro per il presente. Con proposte che tutelano gli interessi generali degli automobilisti e facendo pressioni perché il mondo dell’auto abbia voce».
Perché chi non lo è ancora, dovrebbe diventare socio Aci?«Perché il nostro prodotto associativo è molto valido, la tessera costa poco e dà molti vantaggi in termini di sconti, assistenza stradale e soccorso. Quanti sanno che offre una copertura medica 24 ore su 24? Dobbiamo recuperare l’orgoglio di essere automobilisti: più siamo e più contiamo».