Il mondo dell'automobile ha festeggiato con entusiasmo da stadio il +18,16% di crescita del mercato a marzo (34° mese consecutivo di rialzo in Italia) con 226.163 immatricolazioni. Vere o "gonfiate", questo da molti è considerato solo un dettaglio. Pochi hanno sottolineato infatti che ben 47mila di queste (quasi una su cinque cioè) sono avvenute proprio l'ultimo giorno del mese. Si tratta del noto fenomeno delle "km zero", cioè di vetture nuove ma immatricolate dai concessionari, e non da clienti reali, all'ultimo secondo utile prima dei conteggi. Il gioco piace indubbiamente a chi poi le acquista davvero (perchè può spuntare sconti notevoli su vetture intonse, ma considerate di seconda mano) ma contribuisce a drogare un mercato dove le cifre sono sempre più fittizie.
Nato come trucco per consentire agli autosaloni di raggiungere gli obiettivi di vendita annuali e quindi di maturare i premi
previsti dai costruttori, ora sono gli stessi costruttori a spingere questo sistema di vendita, visto che anche per loro esiste la necessità di mantenere le quote di mercato. Oggi le "km zero" sono addirittura diventate uno strumento di marketing. Se un modello è poco venduto, o nasce con un allestimento poco appropriato, si aiutano i concessionari a farlo entrare nel giro delle
chilometri zero finanziando in parte le perdite. Nulla di illecito, ovviamente: l'eccesso produttivo in tutti i settori industriali porta alla necessità di trovare comunque acquirenti. E se non ci sono, anche l'auto se li inventa. I bilanci e i ricavi veri, quelli invece sono un'altra cosa.