La doppia volata è ormai lanciata: per la proposta di Dario Franceschini di un assegno a tutti gli italiani che perdono il lavoro e per l’aumento a 65 anni dell’età di pensione (di vecchiaia) per le donne dipendenti pubbliche. È pronta in Senato la mozione in cui il Partito democratico illustra lo strumento pensato in particolare a quei lavoratori che non sono coperti dalla cassa integrazione, come i dipendenti delle piccole ditte e gli atipici (quest’ultimi a oggi privi quasi del tutto di una "protezione"). Lo stesso segretario del Pd l’ha presentata in una conferenza stampa a Montecitorio, attorniato dallo stato maggiore del partito, da Enrico Letta a Bersani, da Damiano a Lanzillotta, da Treu a Finocchiaro: «È un delitto insopportabile non affrontare la crisi – ha detto Franceschini –. Berlusconi può dirci di no, ma non può dirci che non si può fare, perché la nostra è una proposta fattibile e concreta». E la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha deciso che il tema sarà in aula la prossima settimana.È destinato così a infiammarsi un dibattito che, alla vigilia dell’odierno incontro fra governo, imprese e sindacati (che verterà sui fondi Fas e sui 16,6 miliardi per le opere pubbliche), è sempre più intrecciato al capitolo delle pensioni. Il governo ha fatto avere alla Commissione europea la bozza del provvedimento (sarà probabilmente inserito nella legge comunitaria all’esame del Senato) che, in risposta ai rilievi dei giudici dell’Alta Corte del Lussemburgo, aumenta a partire dal 2010 di un anno ogni due l’età pensionabile delle sole donne che lavorano nello Stato, fino ad arrivare nel 2018 ai 65 anni già oggi previsti per gli uomini. «I tempi sono stretti», ha fatto sapere il ministro Renato Brunetta. Ma, al di là delle dipendenti pubbliche, la tensione corre soprattutto sulla prospettiva (indicata da Enrico Letta) di un ricorso a nuovi interventi sulla previdenza per finanziare le misure pro-disoccupati. Su questo punto nel Pd resta una divisione. Nell’idea "lettiana" si riconosce pienamente Linda Lanzillotta, che pensa ad «allungare per tutti l’età pensionabile». Per questo Franceschini ha voluto chiarire la questione: «Noi non ci sottrarremo – ha precisato – quando verrà il momento (della previdenza, ndr), ma è un tema che non c’entra nulla con la disoccupazione». Una risposta a chi, come Maurizio Gasparri, aveva provocatoriamente chiesto se «il capo pro-tempore del Pd è d’accordo con Letta sulla previdenza».Il Pd punta tutti i riflettori sull’assegno ai disoccupati. I dettagli sono definiti: l’invito al governo è a fare un decreto-legge entro marzo per concedere ogni mese questo aiuto, pari «almeno al 60% della retribuzione percepita», a tutti coloro che hanno perso il lavoro dal 1° settembre 2008 (e fino al 31 dicembre prossimo). Il costo stimato è intorno ai 4 miliardi e, in aggiunta alle risorse della lotta all’evasione, il partito indica come copertura l’«utilizzo immediato» dei fondi di parte nazionale dell’accordo governo/Regioni del 12 febbraio (che altrimenti, sostiene il Pd, richiederanno mesi prima di essere spesi) e la centrale unica per gli acquisti nella P.A. «Sono stupefatto – ha detto Bersani – da queste obiezioni sulla copertura: se il governo ci chiama la troviamo insieme in mezz’ora». Proprio all’intesa con le Regioni ha fatto riferimento pure Maurizio Sacconi: per il ministro del Lavoro «viene da dire molto rumore per nulla», perché con quel patto il governo «ha già fatto di più e meglio, ampliando la platea dei beneficiari degli ammortizzatori». Fuori dal coro, intanto, la Lega rilancia in chiave anti-crisi anche lo stop all’arrivo di nuovi immigrati.