L'apprendistato di I livello in cerca di rilancio - Archivio
Fondazione Gi Group e Adapt riaccendono l’attenzione sull’apprendistato di I livello, istituto che favorisce l’occupazione giovanile e contribuisce a colmare lo skill mismatch, ovvero quel divario che caratterizza molti settori, tra le competenze richieste e quelle presenti sul mercato. Una ricerca, un evento e il Manifesto Apprendistato a scuola: chi ci crede? per invitare tutti i referenti a fare sistema. Solo attraverso una logica di partecipazione e collaborazione, infatti, sarà possibile elaborare una strategia concreta e mettere in campo tutti gli strumenti necessari affinché l’apprendistato di I livello decolli anche nel nostro Paese.
Tre sono i punti centrali che Fondazione Gi Group e Adapt hanno inteso sottolineare e discutere nel corso dell’evento, che riprende il titolo del Manifesto, organizzato in partnership ufficiale con l’European Vocational Skills Week 2020. L’apprendistato di I livello può rispondere al problema della sostenibilità del nostro mercato del lavoro, come dimostrano anche gli Stati del Centro-Nord Europa. Ed è con questa convinzione che Fondazione Gi Group e Adapt hanno lanciato l’iniziativa e il Manifesto. «Il mercato del lavoro in Italia oggi infatti non è sostenibile. E non lo è per due motivi: da un lato le imprese faticano a trovare le competenze di cui hanno bisogno per crescere ed essere presenti e competitive sul mercato. Dall’altro, perché abbiamo uno dei tassi di disoccupazione giovanile tra i più elevati in Europa e contiamo circa due milioni di giovani cosiddetti Neet, ovvero ragazzi che non studiano e non lavorano. Uno spreco gravissimo di competenze e opportunità, per la singola impresa, per il singolo giovane e per il futuro del Paese», ha spiegato Antonio Bonardo, direttore di Fondazione Gi Group.
In Italia, si registrano solo 10.537 contratti di apprendistato di I livello. Questo l’ultimo dato Anpal a disposizione circa la diffusione dello strumento nel nostro Paese, a fronte di un tasso della disoccupazione per la fascia d’età 15-24 del 32,1% e l’abbandono scolastico del 14,5% (dato per cui l’Italia è quartultima in Europa). «In Italia l’Apprendistato di I livello è l’unico dispositivo, tanto didattico quanto lavorativo, che permette un inserimento serio, sicuro e formativo dei giovani nel mercato del lavoro, formando integralmente la persona e così rendendola occupabile. E questa è una occupabilità di lungo periodo, non precaria» ha aggiunto Emmanuele Massagli, presidente di Adapt.
Il grande quesito che viene da porsi di fronte ai limitati dati di utilizzo riguarda le criticità nell’implementazione dello strumento. A questo ha risposto la ricerca condotta da Fondazione Gi Group in collaborazione con Odm Consulting: «A frenare questo strumento riteniamo non sia solo una questione economica e di investimenti, per questo abbiamo voluto raccogliere le voci dei diversi stakeholder coinvolti a livello nazionale sulla normazione dello strumento e nella sua implementazione, al fine di formulare delle proposte di interventi e modifiche che possano aumentarne la diffusione, l’efficacia e il valore per gli attori coinvolti. Gli intervistati riportano innanzitutto ostacoli di tipo culturale e di interesse relativamente all’utilizzo dell’Apprendistato, prima ancora che di tipo normativo», ha illustrato Bonardo nel suo intervento. Dalle criticità riportate emerge una distanza dal tema dovuta anche all’interpretare scuola e lavoro come due sistemi paralleli e non comunicanti (alfabeti diversi), anziché legati – proprio tramite lo strumento apprendistato I livello – da una possibilità di forte co-progettazione e compenetrazione. Lato aziende, sono soprattutto le piccole e le medie a soffrire di mancanza di informazione sullo strumento.
C’è la sensazione di non poter gestire da soli questo istituto, senza un supporto. Ecco il motivo per cui bisogna fare in modo che tutti gli attori che ci credono e che sono coinvolti necessariamente in questo strumento operino insieme per costruire un sistema Paese che sia accogliente e propositivo nei confronti dell’apprendistato di I livello. «Nonostante esista nel nostro ordinamento dal 2003, e sia stato modificato in una modalità decisamente più fruibile nel 2015, l’apprendistato di I livello ancora non è conosciuto. Per cui il primo elemento è raccontarlo, informare, assistere chi è interessato. Non si tratta di fare modifiche normative, non si tratta di fare nuove leggi e neanche dottrina autoreferente ma di raccontare buone pratiche e assistere chi vuole sperimentare questo originalissimo dispositivo didattico. Oltre alla rinnovata attenzione per il tema a livello europeo (Youth Employment Support Package), il contesto è favorevole per un’azione strutturata e concertata sul tema dell’Apprendistato, grazie anche alle risorse economiche che si renderanno disponibili nei prossimi mesi, come Next Generation EU (750 miliardi di euro in arrivo intorno a metà 2021). L’occasione non può essere persa: per questo Fondazione Gi Group e Adapt lanciano il Manifesto per l’apprendistato di I livello e invitano chiunque, come noi, crede nelle potenzialità pedagogiche, occupazionali e di innovazione di questo contratto, a “sporcarsi le mani” per diffonderlo e promuoverlo», ha concluso Massagli.