venerdì 10 maggio 2013
​La società telefonica avrebbe abusato della posizione dominante detenuta nella fornitura dei servizi di accesso all'ingrosso alla rete locale e alla banda larga, ostacolando l'espansione dei concorrenti.
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​Maxi multa Antitrust per Telecom Italia. La società telefonica, secondo l'Autorità ha abusato, con due distinti comportamenti, della posizione dominante detenuta nella fornitura dei servizi di accesso all'ingrosso alla rete locale e alla banda larga, ostacolando l'espansione dei concorrenti nei mercati dei servizi di telefonia vocale e dell'accesso ad internet a banda larga.L'Antitrust ha diffidato la società dal ripetere in futuro tali comportamenti sanzionandola con una multa complessiva di 103,794 milioni di euro. Al termine dell'istruttoria avviata il 23 giugno 2010, l'Antitrust ha stabilito che l'abuso di Telecom si è realizzato attraverso due distinte condotte. La società ha opposto ai concorrenti un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all'ingrosso, i c.d. KO. Dai dati emersi nel corso dell'istruttoria risulta che Telecom, nell'esercizio della propria discrezionalità, ha trattato gli ordinativi provenienti dagli altri operatori in modo discriminatorio rispetto a quelli provenienti dalle proprie divisioni interne.Attraverso tali comportamenti Telecom ha ostacolato l'accesso dei concorrenti all'infrastruttura, sia nel caso della fornitura di servizi su linea attiva, sia nel caso della fornitura di servizi su linea non attiva. Ciò ha di fatto reso significativamente più difficoltoso per gli altri operatori, il processo di attivazione deiservizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di Telecom. Per tale infrazione l'Autorità ha deliberato una sanzione di 88,182 milioni di euro, che tiene conto delle attenuanti riconosciute a Telecom per le diverse attività avviate a partire dal 2009 per migliorare le procedure di accesso ai concorrenti e delle perdite di esercizio e della circostanza aggravante della recidiva (Telecom è stata già condannata per abuso di posizione dominante in relazione a comportamenti sostanzialmente escludenti).Telecom Italia ha attuato una politica di scontistica alla grande clientela business per il servizio di accesso al dettaglio alla rete telefonica fissa, tale da non consentire a un concorrente, altrettanto efficiente, di operare in modo redditizio e su base duratura nel medesimo mercato. In sostanza, Telecom ha disegnato una politica tariffaria per la grande clientela business contraddistinta, quanto meno per il periodo 2009-2011, dalla capacità, dati i costi di accesso alla rete praticati agli altri operatori, di comprimere i margini dei concorrenti altrettanto efficienti, con effetti restrittivi della concorrenza sul mercato al dettaglio dei servizi di accesso alla clientela non residenziale. Gli sconti praticati alla clientela sono stati infatti indirizzati selettivamente ai clienti che ricorrono a procedure di selezione del fornitore e che sono collocati in aree aperte alla concorrenza, ove è disponibile il servizio di accesso al tratto finale di rete verso il cliente (c.d. unbundling del local loop, ULL).L'analisi dell'Antitrust ha dimostrato che Telecom non sarebbe stata in grado di offrire i servizi al dettaglio ai prezzi praticati senza subire perdite se avesse sostenuto i costi all'ingrosso praticati ai concorrenti. Per questa condotta l'Autorità ha deliberato una sanzione di 15,612 milioni di euro che tiene conto di un'aggravante connessa alla recidiva, poichè Telecom è stata già condannata per abuso di posizione dominante in relazione a comportamenti sostanzialmente analoghi e, come attenuante, delle perdite in bilancio della società.TELECOM: TESI INCONSISTENTE, RICORREREMO AL TARTelecom contesta la decisione dell'Antitrust che ha multato il gruppo per 103 milioni per abuso di posizione dominante e preannuncia ricorso al Ter contro la sanzione dell'Agcm. Telecom rivendica di "aver sempre assicurato agli operatori alternativi la piena parità di trattamento nell'accesso alla sua rete, nel rispetto dellenormative vigenti grazie anche all'implementazione volontaria del modello Open Access e degli impegni assunti, considerato una best practice a livello europeo e come tale riconosciuto dall'Unione Europea e dal Berec )l'organismo europeo che sovrintende alla regolamentazione)".Telecom sottolinea quindi che presenterà ricorso al Tar, "certa di poter dimostrare la corretteza dei proprio comportamenti nelle sedi giudiziarie competenti". Nel merito poi, Telecom rileva che il modello Open Access,a partire dal 2008, è "sempre stato sottoposto ad accurati controlli e verifiche" da parte dell'Agcom e dell'Organo di vigilanza che "ne hanno sempre riconosciuto il buon funzionamento e la coerenza con gli obiettivi fissati in termini di parità di condizioni di accesso alla rete Telecom a tutti gli operatori". Telecom precisa che "i numeri dimostrano l'inconsistenza della tesi dell'Antitrust: nei tre anni successivi all'introduzione del nuovo assetto si è registrata la continua crescita delle quote di mercato degli operatori alternativi sia nell'accesso fisso voce sia nel broadband"."Parimenti tutti i parametri confermati dalle verifiche dell'Organo di Vigilanza - continua la nota di Telecom Italia - indicano che c'è sempre stata piena parità di trattamento nei confronti degli operatori sia in fase di attivazione dei servizi sia nell'assistenza tecnica. Nell'attivazione dei servizi si riscontra invece che il mancato accoglimento delle richieste è spesso dovuto a richieste non corrette: infatti la percentuale di ordinativi rigettati oscilla tra meno del 10% per gli Olo che inviano richieste più corrette a oltre il 60% per quelli che inviano richieste con più errori".Nell'assistenza tecnica, l'assenza di qualsiasi comportamento discriminatorio è confermata da tutti i dati certificati per il 2012 che indicano una totale parità di trattamento tra le divisioni commerciali di Telecom Italia e gli operatori alternativi nei tempi medi di riparazione, nella percentuale di guasti riparati entro il secondo giorno, nella disponibilità complessiva. "Questi indicatori - conclude la nota - dimostrano che gli operatori alternativi hanno potuto beneficiare di prestazioni in linea, se non addirittura migliori, rispetto alle divisioni commerciali di Telecom Italia".
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