Annunci ingannevoli ai tempi del Covid - Archivio
Cercasi smart worker. Cominciano a comparire sui social media specializzati come Linkedin e sui giornali annunci di ricerca di smart worker, anche per ruoli chiave come manager o impiegato amministrativo contabile. Qualche società di selezione di Milano cerca ruoli anche importanti, ma con contratti tirocinio/stage: insomma, cerca addirittura una o uno 'smart-stagista'. Cambiano i tempi e cambiano le offerte di lavoro, verrebbe da dire. «Mi pare un annuncio - risponde Michele Tiraboschi, giuslavorista, docente all'Università di Modena e Reggio Emilia - a proposito dello stagista-molto critico se non illecito. Lo smart working vale solo per il lavoro dipendente, non per gli stage. Così è ingannevole. E comunque questa agenzia ha l'autorizzazione per la sola ricerca e selezione del personale e dunque non può per legge promuovere tirocini (che competono alle Agenzie di intermediazione o di somministrazione o ai Centri per l'impiego)». Insomma, non basta un annuncio. Occhio anche a chi lo inserziona. «Chiaro che dovrei verificare eventuali regimi regionali derogatori - aggiunge Tiraboschi - ma qui per normativa nazionale non è possibile. Detto ciò, l'annuncio è molto ambiguo. Chi legge e non conosce il diritto del lavoro trova le parole 'working' cioè lavoro, 'sede di lavoro', 'figura da inserire', per poi però usare uno schema di non lavoro come lo stage». Un metodo di reclutamento dubbio, e anche sulla qualità del lavoro Tiraboschi ha qualcosa da dire. «Un tirocinio da remoto rischia poi di essere solo lavoro senza una guida, una formazione, un tutor costantemente presente. Chiaro anche che il web è pieno di questi annunci e che sui portale di garanzia giovani si trova spesso anche di peggio. Per cui la cosa forse non interessa a nessuno», spiega.
Uno stage senza affiancamento non è uno stage. Dunque, anche qui occhio a cosa viene proposto: se manca la formazione in maniera continuativa non può essere né tirocinio né stage. Anche e soprattutto da casa. Questo è quello che sottolinea anche Mario Straneo, amministratore delegato dell'Agenzia per il lavoro Quojobis: «La prima osservazione da fare è che deve esistere sempre una congruità tra tipologia contrattuale e posizione lavorativa, anche se le impostazioni informatiche possono indurre all’errore, come a volte accade per le ricerche sul web». E non solo. Attenzione alla definizione di smart worker. «La seconda osservazione - spiega l'ad di QuoJobis - riguarda la differenza tra telelavoro, smart working e lavoro da remoto. Le prime due sono modalità ben definite, la prima addirittura introdotta oltre 20 anni orsono, che prevedono modalità e mansioni specifiche e non genericamente la possibilità di lavorare da casa. La modalità errata e non normata potrebbe arrecare problemi di produttività alle aziende nel lungo periodo». Le Agenzie per il lavoro si rendono garanti anche del giusto inquadramento professionale. «Il nostro compito, come operatori del settore, è anche quello sensibilizzare le aziende affinché identifichino correttamente le loro esigenze e di non commettere errori tali da fuorviare chi è in cerca di un’opportunità professionale. Per le competenze specifiche in tema di lavoro le agenzie per il lavoro saranno fondamentali per la ripartenza delle attività produttive», conclude Straneo.