Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen - Ansa
L'Italia, al pari delle altre nazioni, dopo la crisi sanitaria, affronta un’altra emergenza: quella economica. Per contrastare il calo della produzione dovuto allo choc negativo, che ha colpito prima l’offerta e successivamente la domanda, il governo ha predisposto molteplici provvedimenti di politica economica indirizzati e mirati, sotto varie forme, a sostenere il reddito disponibile delle famiglie. Il combinato disposto di minori entrate fiscali, dovute al calo dell’attività economica e alle maggiori spese sostenute per contrastare gli effetti della recessione, pone un problema di finanziamento dell’extra disavanzo. Ipotizzando un extra deficit di circa cento miliardi, in aggiunta al deficit, previsto nel 2020, si pone il problema di reperire queste risorse tramite il collocamento, sul mercato primario, di nuovi titoli di debito pubblico. Come si comprende, la buona riuscita di questa operazione, dato l’elevato ammontare del debito pubblico italiano, non la si può affatto dare per scontata e senza un soccorso europeo sarebbe addirittura impossibile. Le fiammate dello spread negli ultimi giorni sono una spia d’allarme in tal senso.
Un primo soccorso, seppur indiretto, è già fornito, da un po’ di mesi, dalla Banca centrale europea. La Bce, infatti, con il Quantitative Easing, iniziato lo scorso novembre con l’  Asset Purchase Programme (APP) e rinforzato in marzo con il programma Pandemic Emergency Purchase, sta acquistando sul mercato secondario titoli di stato italiani. Tali acquisti permettono di contenere i rendimenti dei titoli italiani favorendo indirettamente le nuove collocazioni del Tesoro sul mercato primario. Un secondo soccorso per l’Italia potrebbe essere fornito da prestiti erogati dal Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), se concessi senza condizioni, né presenti né future. In questo caso, pur trattandosi sempre di nuovo debito, il vantaggio per l’Italia sarebbe duplice: in primo luogo le condizioni offerte dal Mes sarebbero senza dubbio più favorevoli (tassi di interesse più bassi) di quelle che otterremmo collocando l’analogo quantitativo di debito sul mercato. In secondo luogo, il ricorso al Mes permetterebbe all’Italia di diminuire di circa 33/35 miliardi di euro l’ammontare dell’extra deficit da finanziare sul mercato.
Infine, un terzo soccorso per l’Italia potrebbe arrivare dal recovery fund in discussione in Europa in questi giorni. Dopo aver contrastato gli effetti della recessione, la politica economica italiana per il 2021 dovrà necessariamente focalizzarsi sulla ripresa economica. Ovviamente, il rilancio dell’attività economica basandosi su nuovi investimenti, richiederà ulteriori risorse pubbliche. In quest’ottica, l’opportunità di poter disporre di un piano economico a livello europeo, basato su risorse condivise, fornirebbe, anche nell’immediato, maggiore credibilità all’Italia per poter reperire risorse fondamentali per finanziare l’extra deficit del 2020.