giovedì 28 gennaio 2010
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È un computer, è connesso in rete. È una consolle per videogiochi. È un televisore, un lettore digitale di libri, e, volendo, anche un costoso telecomando per coordinare le tv e i Pc (pardon, i Mac) di famiglia. Ma perché il nuovo iPad della Apple dovrebbe servirci? In quale angolo di casa o in quali borse andrà a finire questo bellissimo ma non rivoluzionario gadget? Sono dubbi legittimi, in un mercato saturo di tecnologie intelligenti, iPod che scaricano da soli l’ultima puntata di Casalinghe disperate, portatili sempre più portatili e Kindle che permettono di mettere in valigia dozzine di gialli fra cui scegliere sotto l’ombrellone.Eppure, a giudicare da come il Ceo della Apple Steve Jobs si è mosso, una nicchia di consumatori c’è, e non è piccola. E potrebbe riaprire porte che le case editrici pensavano si fossero chiuse per sempre. La Apple vuole entrare nelle nostre cucine con un apparecchio per tutta la famiglia. E nelle aule delle università (oltre che nei dormitori dei campus), cambiando il modo in cui gli studenti comprano e leggono i libri di testo, mentre, naturalmente, si scambiano messaggi su Facebook e si distraggono con una vasta gamma di giochi.Ma torniamo alle cucine. Il nuovo tablet, con il suo schermo da dieci pollici, può essere montato su un supporto verticale, appeso a un muro e offrire informazioni a tutta la famiglia. Chi si muove fra i fornelli vi cercherà idee per nuovi piatti, con libri di ricette corredati da video che mostrano ogni passo della preparazione e consigli su dove comprare gli ingredienti nella propria città. Chi invece in cucina è di passaggio vi darà un’occhiata per avere un aggiornamento di notizie, dal giornale fresco di download, ai risultati sportivi (e vedere il replay dei gol della sera prima), all’ultimo radiogiornale.Le novità sono due: minimo ingombro e niente fili, senza scatole. decoder, o bisogno di fare buchi nei muri per la connessione via cavo, oltre alla comodità del «tutto in uno» e di trasferire facilmente i file su altri supporti. Senza contare che, terminata la colazione, la tavoletta può essere usata per finire di vedere un film o leggere il giornale mentre va a scuola o al lavoro. Il tablet, intelligentemente, non si pone in rotta di collisione con il Kindle della Amazon o il Reader della Sony, ma cerca di superarli. Non si preoccupa di offrire un doppione del libro di carta, ma un prodotto nuovo, con colori, ipertesti, video, audio, che renderà sicuramente il tablet più attraente per le classi dei licei e delle università, che hanno scartato i lettori digitali perché non abbastanza interattivi o adatti ai grafici.Con quest’audience in mente il tablet potrebbe fornire un’ancora di salvataggio alle case editrici, rassegnate a veder scendere le vendite delle loro copie cartacee e a guadagnare spiccioli dalle versioni online dei loro prodotti. Già il New York Times, i giganti delle riviste Condé Nast e Harper Collins, controllata da News Corp. Che possiede anche il Wall Street Journal sono scese a patti con Steve Jobs. Loro gli cederanno il privilegio unico di controllare e conoscere i loro lettori, offrendo i loro titoli tramite l’iPad. Ma il genio di Cupertino dà loro la possibilità di presentare un nuovo tipo di quotidiano, settimanale o mensile, diverso da quello in edicola e da quello sul web, che potrà essere letto solo a pagamento. Potrebbe rivelarsi un buon affare per tutti. Le uniche a non aver ceduto all’ammaliante canto di sirena di Jobs sono per ora le tv via cavo. No, non gli lasceranno offrire sul tablet i loro telefilm più popolari. Per vedere l’ultimo episodio di Doctor House o 24, il giorno della messa in onda bisognerà ancora accendere la vecchia televisione. Almeno per ora.
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