Ancora turbolenze nel volo di Alitalia. La società legata a Ethiad perde l'amministratore delegato. Silvano Cassano si è dimesso durante il cda di questa mattina "con effetto immediato" e che le deleghe sono state affidate al presidente
Luca Cordero di Montezemolo fino alla designazione del nuovo ad.
Un fulmine a cile sereno che non toglie, però, la serenità Cordero di Montezemolo che, assunto l'incarico a interim, spiega: "Passeremo ora alla prossima fase della nostra strategia di trasformazione del business con una nuova guida. La società darà prossimamente comunicazioni sul nuovo amministratore delegato. Nel frattempo le competenze per la gestione ordinaria del business saranno ripartite ad
interim tra il Chief Operations Officer di Alitalia, Giancarlo
Schisano, e il Chief Financial Officer, Duncan Naysmith, che
riporteranno a me fino alla designazione del nuovo amministratore
delegato".
"Molto lavoro dovrà ancora essere fatto
per raggiungere un successo duraturo - aggiunge Montezemolo in una lettera ai dipendenti -. Tutti noi abbiamo un ruolo importante in tale prospettiva e contiamo quindi sul vostro supporto per l'avanzamento nel nostro progetto di crescita e di sviluppo".
Sindacati preoccupati
"La notizia ci giunge totalmente inattesa e non ne conosciamo le ragioni". Così il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo commenta le dimissioni
dell'amministratore delegato Cassano. "È urgente conoscere, ad un anno dall'ingresso di Etihad, - evidenzia il dirigente sindacale della Filt Cgil - se le
cause di queste dimissioni sono dovute ad un riassetto ai vertici oppure possono essere legate a i risultati del piano ed ad i problemi emersi su Fiumicino".
Una società turbolenta: manager a scadenza breve
Certo, pubblica o privata, vecchia o nuova, non
fa differenza. Che sia Alitalia Lai, Cai e Sai, l'ex compagnia di
bandiera, vola sempre tra le turbolenze e continua a macinare record:
non solo quello delle perdite ma anche degli avvicendamenti al vertice
dei suoi amministratori delegati. Record che fanno tornare in mente le
profetiche parole di Maurizio Prato, quando, nella notte della rottura
con Air France (aprile 2008), disse: "per Alitalia ci vuole un
esorcista".".
Ne è la riprova il breve regno di Silvano Cassano, che lascia
l'aviolinea dopo soli otto mesi di incarico effettivo, un anno se si
considera la sua designazione nel settembre del 2014. Prima di lui, il
"ducatista" Gabriele Del Torchio che ha guidato Alitalia dall'aprile
2013 per traghettarla, dopo un'estenuante trattativa, verso il
matrimonio con Etihad, celebrato nell'agosto del 2014 ed effettivo
dallo scorso dicembre. Una meteora è stato il predecessore di Del
Torchio, Andrea Ragnetti, manager che veniva dalla Philips, alla
cloche della compagnia per meno di un anno. Prima di lui, Rocco
Sabelli, primo amministratore delegato dell'Alitalia privata, ha
lasciato dopo un solo mandato triennale.".
Negli ultimi due decenni, il mandato più lungo è stato quello di
Domenico Cempella, alla guida di Alitalia per cinque anni dal 1996 al
2001, che ha gettato la spugna a seguito di insanabili divergenze con
l'azionista. ".
Il suo successore, Francesco Mengozzi, ha ricoperto
l'incarico per tre anni. Un'uscita di scena, la sua, non certo
indolore dopo che il suo nuovo piano industriale era rimasto al palo,
bloccato non solo dai sindacati ma anche dalla politica. Una parentesi
di soli tre mesi è stata quella di Marco Zanichelli (febbraio-maggio
2004). Anche il regno di Giancarlo Cimoli, presidente e anche ad,
chiamato dalle Fs dall'allora Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta per salvare la compagnia, non è andato oltre
un triennio (maggio 2004- febbraio 2007). Anche Cimoli ha lasciato in
piena burrasca.".
Per pochi mesi è stato presidente Berardino Libonati che si dimise
dopo il fallimento della procedura di privatizzazione di Alitalia. Al
suo posto venne chiamato, nel luglio 2007, Maurizio Prato, che ha
guidato la compagnia nell'estenuante trattativa, poi fallita, con Air
France.".
E dopo il nulla di fatto con i francesi, anche Prato gettò la spugna,
nella notte del 2 aprile del 2008, pronunciando, appunto, le sue
celebri parole, lasciando l'ex bunker della Magliana. Brevissima anche
la stagione di Aristide Police, ultimo presidente e ad, prima
dell'amministrazione straordinaria nell'estate del 2008 e della
privatizzazione con la cordata dei 20 patrioti.