Uno scivolone subito rimediato, con scuse semplici e dirette ai cattolici. Il neo-direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, parlando martedì a un convegno della Confcommercio aveva pronunciato una battuta infelice sul fatto che «in Italia sanatorie, scudi, condoni sono pane quotidiano. Siamo un Paese a forte matrice cattolica, abituato a fare peccato e ad avere l’assoluzione». Come a lasciar intendere che sarebbe stata colpa della cultura cattolica se in Italia si evade così tanto.
Un’uscita che "Avvenire" aveva stigmatizzato in un breve commento, ricordando come «la cultura, e ancor più la dottrina, cattolica dicono ben altro sull’evasione, considerata furto, cioè peccato grave, e forte ingiustizia sociale, rispetto alla quale i richiami dei vescovi e dei sacerdoti nelle omelie sono frequenti e la battaglia di questo giornale è nota a tutti (tranne che a qualche dirigente pubblico)».
Ieri, però, la neo direttrice ha scritto una lettera indirizzata al direttore di "Avvenire" per «sgombrare il campo da qualsiasi dubbio», spiegando che la sua era solo una «battuta ironica senza alcun riferimento ai princìpi solidaristici della cultura cattolica che hanno sempre ispirato i miei comportamenti e la mia vita». Aggiungendo: «Mi scuso se le mie parole possano aver creato fraintendimenti o aver urtato la sensibilità di qualcuno».
Rispondendo, il direttore Marco Tarquinio dice di «accogliere molto volentieri la precisazione» del Direttore della Agenzia delle Entrate, e di «apprezzare la semplicità e la franchezza con cui si scusa per la battuta con cui aveva accostato la cultura cristiana del "perdono" e la purtroppo vasta pratica dell'evasione fiscale nella speranza di un "condono"». E conclude che «le scuse, a differenza dell'evasione, sono una pratica civilissima e, questa sì, molto cattolica». Insomma, il contenzioso è chiuso con la migliore delle sanatorie.