Ombre davanti al logo di Facebook in una foto scattata lo scorso 14 settembre a Bruxelles - Ansa-AFP
Una delle maggiori associazioni di grandi investitori pubblicitari e tre dei principali social network hanno firmato un primo accordo che segna una tregua nel boicottaggio delle piattaforme avviato la scorsa estate. Dopo quindici mesi di trattative, la Global Alliance for Responsible Media (Garm, Alleanza globale per media responsabili) ha concordato con Facebook, YouTube e Twitter uno schema di impegni e tempi di realizzazione per proteggere gli utenti dei social network da contenuti dannosi e discorsi d’odio oltre ad assicurare agli investitori che i loro spot non appariranno a fianco di materiale non gradito.
L’accordo individua quattro aree chiave da cui partire: l’adozione della definizione comune di “contenuto dannoso” proposta dalla Garm; lo sviluppo dei metodi della Garm per la segnalazione dei contenuti dannosi; l’impegno da parte dei social network ad avere una supervisione indipendente sulla sicurezza dei brand; l’impegno a sviluppare e introdurre strumenti che aiutino le aziende a gestire il posizionamento degli spot a fianco di contenuti appropriati. La Garm è altamente rappresentativa di chi compra pubblicità. Fanno parte di questa alleanza 80 marchi di grandi gruppi multinazionali oltre alla Wfa, la federazione mondiale degli investitori pubblicitari.
Questo accordo può convincere i grandi gruppi a tornare a investire in spot sui social. «So che le discussioni non sono state facili ma queste soluzioni, quando implementate, offriranno più scelta e controllo agli investitori e alle loro agenzie sostenendo contenuti che si allineano ai loro valori» ha detto Raja Rajamannar, presidente della Wfa e responsabile comunicazione e marketing di Mastercard. Anche Unilever, gigante industriale molto impegnato nella responsabilità sociale, è soddisfatta. «È una tappa significativa nel percorso per ricostruire fiducia online» ha spiegato Luis Di Como, vice-presidente e responsabile dei media dell’azienda. Di Como ha anche confermato che questo tipo di accordo se «correttamente applicato » creerà le «giuste condizioni » perché Unilever torni a investire in pubblicità sui social media negli Stati Uniti (al momento gli investimenti sono sospesi).
Non è detto questo tipo di intesa sia sufficiente anche per i promotori della campagna #stophateforprofit, che per il momento non si sono espressi su questa novità. Le organizzazioni che hanno chiesto il boicottaggio di Facebook e della sua controllata Instagram hanno chiesto una lista di provvedimenti più estesa per proteggere gli utenti da minacce, attacchi, contenuti aggressivi e anche disinformazione. Una settimana fa la campagna #stophateforprofit ha ottenuto la partecipazione di oltre sessanta celebrità – compresi Madonna, Micheal Jordan e Jennifer Lawrence – a una giornata senza post sui social.