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Giornata di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Acciaierie d'Italia. La protesta di 24 ore proclamata dai sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm è accompagnata da una manifestazione nazionale con corteo a Roma. Un gruppo di lavoratori ex Ilva di Taranto che si stavano dirigendo a Roma per la manifestazione ha occupato l'autostrada Roma-Napoli all'altezza dell'area di servizio Frascati Est. Presenti alla manifestazione i segreti generali della Fim Roberto Benaglia, della Fiom Michele De Palma e della Uilm Rocco Palombella. I sindacati sono stati convocati su loro richiesta dal governo a Palazzo Chigi e denunciano una situazione di stallo nella vertenza aperta ormai da cinque anni.
Il confronto a Palazzo Chigi, iniziato in tarda mattinata, è considerato un passaggio indispensabile dai sindacati, visto che i lavoratori - sottolineano - scendono in piazza "per il lavoro, la salute, la sicurezza ed il futuro dell'ex Ilva". La speranza è che si possa arrivare ad una soluzione condivisa che consenta il rilancio produttivo del gruppo, che nel 2023 produrrà soltanto 3 milioni di tonnellate di acciaio, garantendo l'occupazione di circa 20mila lavoratori compresi quelli dell'indotto e dell'Ilva in amministrazione straordinaria.
“Siamo qui per difendere il futuro dei lavoratori e dell'ex Ilva. Siamo al minimo storico della produzione di acciaio. Il governo deve ricostruire le condizioni per dare un futuro industriale, occupazionale e ambientale al sito di Taranto e a tutti gli stabilimenti del gruppo" ha detto il segretario generale della Fim-Cisl Roberto Benaglia. "Bene che la presidenza del Consiglio ci abbia convocati, ci aspettiamo risposte chiare sul futuro del gruppo", aggiunge.
Risposte che in realtà sarebbero in parte arrivate con la prospettiva di un piano "B" nel caso in cui il socio privato ArcelorMittal non tenesse fede agli impegni presi. "Il governo ha incardinato un percorso di trattativa con i sindacati sul futuro dell'ex Gruppo Ilva e sul tavolo, in caso di fallimento del piano Mittal, avrebbe allo studio un piano B hanno detto i tre segretari dei metalmeccanici al terminre dell'incontro a palazzo Chigi. ''Ci hanno detto che pensano anche a una alternativa a Mittal nel caso il dialogo con la multinazionale dell'acciaio fallisse".
Le sigle metalmeccaniche dicono no a "trattative segrete che, come dimostrato dall'ultimo accordo tra Azienda e Governo del marzo 2020, producono solo cassa integrazione, che attualmente coinvolge 3600 lavoratori, e difficoltà.
Martedì scorso il presidente di Acciaierie d'Italia Holding, Franco Bernabè, durante l'audizione presso la Commissione Attività Produttive della Camera, ha affermato di aver messo il proprio mandato a disposizione del Governo, lanciando contestualmente l'allarme sul rischio di fallimento imminente del gruppo siderurgico". Ma "nonostante questo - aggiungono - l'ad Lucia Morselli dice che va tutto bene grazie ai manager, che questa è la versione migliore dell'Ilva degli ultimi anni, mentre aumenta la cassa integrazione in tutti gli stabilimenti e si arriverà quest'anno a produrre meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio".
Il nodo da risolvere per i sindacati è il finanziamento del piano di investimenti per la decarbonizzazione, da 5,5 miliardi, ma soprattutto l’attendibilità del socio privato Arcelor Mittal che detiene il 62% dell’ex Ilva (mentre lo Stato, tramite Invitalia, è il socio di minoranza) che al momento non dà risposte chiare al governo sulle sue intenzioni.