Per i rider a Napoli un luogo di ritrovo e confronto grazie al Comune - Ansa
«Mi trovavo a Milano. Lì lessi per caso che una azienda del food delivery molto conosciuta stava per aprire una casa per i rider a Milano, a Roma e a Napoli. Da allora decisi di crearne una anch’io nella mia città». Luca Simeone, presidente dell’associazione Napoli pedala, racconta come gli è venuta l’idea della Casa dei rider appena nata nel capoluogo campano. Si tratta della prima esperienza del genere in Italia, visto che l’annuncio dell’azienda che ispirò Simeone non si è tradotto – almeno per il momento in realtà. Strutture simili se ne trovano già in diversi Paesi europei, gli stessi nei quali i lavoratori del food delivery possono godere di condizioni di lavoro di cui non godono ancora i colleghi italiani. L’associazione ha messo su la Casa dei rider di Napoli grazie alla collaborazione di Inail e Nidil-Cgil, la categoria del sindacato che tutela i lavoratori atipici. Il Comune ha poi messo a disposizione lo spazio fisico destinato ai lavoratori del food delivery, che sorge nella galleria Principe di Napoli. «La Casa dei rider sarà uno spazio di confronto sui diritti della categoria – spiega il presidente di Napoli pedala –. Parliamo di lavoratori che, proprio per le condizioni di estrema precarietà e scarsità di diritti, spesso non hanno le conoscenze adeguate dei sistemi normativi, come ad esempio l’obbligo assicurativo Inail per i lavoratori autonomi che svolgono attività di consegna di beni per conto altrui». Nella struttura i rider napoletani troveranno a loro disposizione l’area ricarica per bici elettriche e il deposito zaini, una bacheca annunci e una zona relax. Potranno seguire corsi di manutenzione bici e seminari informativi di guida sicura in ambiente urbano. Riceveranno inoltre un 'kit per la sicurezza' che conterrà materiali informativi inerenti alla salute e alla sicurezza sul lavoro e i dispositivi di protezione individuali (mascherine, pettorina catarifrangenti, attrezzatura per manutenzione bici ecc.). «Prossima iniziativa – spiega Simeone –, in collaborazione anche con la Fondazione Michele Scarponi, sarà l’inaugurazione della prima panchina bianca in Italia, con l’obiettivo di porre l’attenzione sulla sicurezza stradale, che nel caso dei rider rappresenta il principale luogo di lavoro». Ma c’è anche un altro scopo dietro al progetto di Napoli pedala, che procede nella direzione della transizione ecologica tanto in voga in Italia negli ultimi tempi. «Gran parte dei rider napoletani utilizza lo scooter. Ciò comporta rischi (i furti sono quasi all’ordine del giorno, ndr) e costi maggiori rispetto alla bici».