Dal 2008 al 2012 il numero di occupati è diminuito di oltre 500 mila unità. I più colpiti sono gli artigiani e gli operai specializzati, che perdono 555 mila occupati, mentre le professioni impegnate in attività non qualificate, sia di produzione che di servizio, aumentano di 358 mila unità. È l'Istat a fotografare lo stato dell'occupazione ai tempi della crisi. Ma artigiani e operai specializzati non sono i soli ad aver pagato un prezzo alto alla recessione: anche i dirigenti e gli imprenditori subiscono, in quattro anni, un deciso calo dell'occupazione, con 449 mila unità in meno (pari a -42,6 per cento), di cui quasi 100 mila solo nell'ultimo anno.Nel 2012 la contrazione di questo grande gruppo professionale interessa quasi esclusivamente gli imprenditori e direttori di grandi (-54 mila unità) e piccole imprese (-40 mila unità). Al calo dell'occupazione nelle professioni operaie e in quelle imprenditoriali si contrappone invece la forte crescita nelle professioni non qualificate e in quelle impegnate nelle attività commerciali e dei servizi. In entrambi i raggruppamenti il numero di occupati aumenta in modo significativo: le professioni impegnate in attività elementari sono cresciute di 358 mila unità e quelle dedite alle attività commerciali e di servizi di 372 mila. Per le professioni tecniche si registra un rallentamento della contrazione dell'occupazione (-0,3 per cento fra 2011 e 2012), dopo la forte caduta del triennio 2008-2011, quando la perdita è stata pari a oltre 322 mila unità (-7,3 per cento).L'occupazione femminile ha registrato un calo evidente (-12,5 per cento) soprattutto tra le professioni tecniche (con la perdita di 231mila occupate, circa il doppio rispetto agli uomini); al contrario, lapresenza femminile cresce più di quella maschile soprattutto tra le professioni dei servizi (+14,1 per cento) e in quelle a bassaqualificazione (+24,9 per cento). In tali settori l'occupazione femminile aumenta, rispettivamente, quasi quattro volte e circa il doppio rispetto a quella maschile.