In India la dispersione scolastica è molto alta soprattutto per le bambine - Ansa
La storia di Anna Maria Geogy ci regala l’occasione per una riflessione preziosa. Oggi più che mai. La diseguaglianza di accesso alla scuola e all’educazione nei Paesi più poveri condiziona il futuro di intere generazioni. In un mondo sempre più disuguale sono le nuove generazioni a pagare il prezzo più alto in termini di opportunità, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La disuguaglianza dell’educazione di cui sono vittime ancora oggi milioni di bambini e bambine in tutto il mondo, dipende - ancora in tanti casi - dal reddito e della ricchezza della famiglia di appartenenza ed è strettamente correlata a investimenti inadeguati nell’istruzione pubblica e gratuita. Anna Maria lavora per la Ong Teach for India, che è parte della rete Teach For All, un movimento globale di organizzazioni indipendenti impegnate per aumentare le opportunità educative in oltre 40 Paesi del mondo. Classe 1994, architetto di formazione, parte di United World Project of the Youth For A united world del Movimento dei Focolari, oggi Anna Maria insegna in una scuola di Bangalore, a ragazze tra gli 11 e i 12 anni e studia la dimensione delle diseguaglianze in ambito educativo. La disparità nell’accesso alle opportunità formative è un tema molto studiato, oggetto di iniziative e appelli internazionali. Areta Sobieraj, responsabile dell’ufficio educazione di Oxfam Italia, ad esempio scrive: «Ogni bambino dovrebbe avere le stesse possibilità di realizzare il proprio potenziale, non solo chi ha genitori che possono permettersi di pagare. Tantissimi ragazzi e ragazze partono svantaggiati nei Paesi poveri perché devono fare i conti con la malnutrizione cronica, che pregiudica il loro sviluppo e la loro capacità di studiare, mentre la spesa pubblica per l’istruzione si concentra nelle aree ricche a discapito di quelle povere, dove le scuole sono sovraffollate, prive di insegnanti qualificati, libri scolastici e anche semplicemente di servizi igienici. L’investimento in istruzione pubblica di qualità ha dimostrato invece di essere la leva più efficace per ridurre le disuguaglianze e costruire società più eque che sfruttano al massimo i talenti e il potenziale di tutti i bambini». Il governo nazionale indiano si è interessato al problema e ha realizzato un rapporto che è una fotografia della difficile condizione dell’istruzione in India. Dal 2000 il numero di bambini tra i 6 e i 13 che non vanno a scuola è molto diminuito, ma il totale di bambini che rimane fuori dal sistema scolastico è ancora alto. E la situazione peggiora se si passa dall’istruzione primaria a quella secondaria. Oltre che con gli studenti, Teach for India lavora anche con gli insegnanti, con il personale amministrativo e con i genitori. «Crediamo infatti – dice Anna Maria – che alla radice della crisi dell’istruzione ci sia anche una crisi di leadership, a più livelli. Gli insegnanti da soli non possono affrontare questa sfida; abbiamo anche bisogno di dirigenti scolastici motivati per supportare gli insegnanti, genitori informati che si lascino coinvolgere nel processo di insegnamento- apprendimento, istituzioni e politiche lungimiranti, capaci di creare un contesto a sostegno di presidi e insegnanti, leader della società civile impegnati per responsabilizzare le parti interessate e imprenditori capaci di investire le risorse necessarie per supportare il sistema scolastico. Rispetto, grinta, lavoro di squadra. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi apprezzati e di imparare a valorizzarsi l’un l’altro. Di sentire che ce la possono fare». Anna Maria lavora ai piani di studio di materie quali inglese, matematica, scienze, con riferimento alla vita reale, perché i ragazzi possano sviluppare le abilità e le competenze necessarie e fondamentali in questa fase della loro vita. È importante investire sulle nuove generazioni protagoniste dell’economia di oggi e di domani, formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità e della cultura dell’incontro. Ce lo ricorda anche papa Franceco. Di rivelare il volto nuovo di una economia che sa condividere e che sa prendersi cura delle persone, tutte. Dove sono necessari le competenze e l’amore. Tutte e due. Scrivendo la storia di Anna Maria, mi sono tornate in mente le parole di Janusz Korczak, pediatra e pedagogista, morto nel campo di sterminio di Treblinka nel 1942 insieme a duecento bambini dell’orfanotrofio che aveva fondato a Varsavia e che dirigeva da trent’anni. Nel suo testo Come amare il bambino scrive: «[…] Il bambino ha diritto di volere, di chiedere, di reclamare - ha il diritto di crescere e maturare e, giunto alla maturità, di dare i suoi frutti. Il bambino cresce, vive con intensità sempre maggiore, la sua respirazione si fa più rapida, il cuore batte più veloce; costruisce il suo essere, si sviluppa, si addentra più profondamente nella vita. Cresce giorno e notte: durante il sonno, mentre gioca, ride o piange e anche quando commette delle sciocchezze. Quando parlo o gioco con un bambino, un istante della mia vita si unisce a un istante della sua e questi due istanti hanno la stessa maturità. Lasciamo che il bambino si abbeveri fiducioso nell’allegria del mattino».