"Cosa stiamo facendo e cosa possiamo ancora fare come comunità ecclesiale per stare accanto a chi non ha lavoro?”. È la domanda che accompagna la Veglia di preghiera per il lavoro di mercoledì sera nella Galleria delle carrozze della Stazione centrale di Milano. A presiederla l’arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, che parla dell’importanza dei gesti di solidarietà in tempi di crisi.
"Abbiamo invitato soprattutto i disoccupati e tutti gli uomini legati al mondo del lavoro, espressione dei sindacati e dell’associazionismo cattolico, e comunque chiunque vorrà intervenire, perché il gesto è pubblico - ha detto il cardinal Scola alla Radio Vaticana -. Abbiamo scelto la Stazione perché è emblema di un grande numero di lavoratori, dei pendolari, ed è segnata anche dal senso della mobilità. Il valore è quello di partecipare alla grande prova cui molte persone sono sottoposte per la perdita, per la mancanza di lavoro, soprattutto i giovani. La strada scelta è quella di far raccontare, attraverso le testimonianze, i tentativi che sono in atto in tutta la diocesi, sotto il coordinamento del "Fondo Famiglia Due": i tentativi per trovare lavoro, per formare le persone, l’uso che stiamo facendo del microcredito per poter avviare dei nuovi percorsi lavorativi. Insomma, vorremmo dare un elemento di speranza in questo momento. Questo è il senso della Veglia di questa notte: non più sottolineare l’inevitabile dolore, sofferenza e prova che questa situazione sta producendo, ma far vedere che attraverso i tentativi che sono nati in tutta la diocesi si possono gettare dei semi di vita nuova e si possono anche tentare delle soluzioni a situazioni drammatiche. Piccoli segni, per il momento, ma già ben documentati ed evidenti".
"Questa sera - ha aggiunto l'arcivescovo, rispondendo a una domanda sul contributo di speranza che possono dare i cristiani in un momento difficile come questo - noi commenteremo il brano del Vangelo nel quale gli Apostoli hanno pescato tutta la notte senza prendere nulla e poi, su invito di Gesù, ritentano e ce la fanno. Allora, Gesù arriva al bisogno di lavoro dei giovani, come a tutti gli altri bisogni oggi, attraverso la comunità cristiana, attraverso i cristiani, che vivendo la comunione e legandosi gli uni agli altri, condividono il bisogno doloroso, soprattutto dei giovani, purtroppo non solo loro, della mancanza di lavoro e tentano con la carità e con l’intelligenza forme nuove, forme anche geniali talvolta, di percorsi lavorativi. Per aiutare i giovani dobbiamo – e loro sono molto disponibili in questo senso – invogliarli a capire che la cultura del lavoro è cambiata, il mondo del lavoro è cambiato e la solidarietà che è nata, a partire dalla fase due del Fondo Famiglia Lavoro, lo sta indicando. Ovviamente, i percorsi sono solo piccoli semi, piccoli germi, però ci sono".