Suor Maria Laura Mainetti
Suor Maria Laura, serva di Dio, è ora qui, in quella che fu la sua chiesa. Ciò che stiamo vivendo non è un anticipo di beatificazione ma un atto dovuto, vista la fase avanzata del normale cammino che la Chiesa diocesana ha avviato». Con queste parole monsignor Andrea Caelli, arciprete di Chiavenna (Sondrio), ha introdotto la Messa presieduta, lunedì scorso, dal vescovo della diocesi di Como Oscar Cantoni, in occasione dell’avvenuta traslazione dei resti mortali di suor Maria Laura Mainetti.
La religiosa, della Congregazione delle Figlie della Croce, venne uccisa da tre ragazze minorenni il 6 giugno 2000, vittima di un mortale rituale satanico. Il trasferimento della sepoltura, dal cimitero di Chiavenna alla cappella di San Giovanni Nepomuceno, in una delle navate laterali della Collegiata di San Lorenzo, è stato effettuato il mattino del 26 febbraio scorso, «in un clima di raccoglimento e commossa partecipazione» ci spiega ancora l’arciprete.
«Viste le numerose persone che, provenienti da ogni parte d’Italia, si recavano sulla tomba di suor Maria Laura – aggiunge monsignor Caelli – si è pensato di offrire la possibilità di averla più vicina e di facilitarne la visita». Terminata la fase diocesana della causa di beatificazione (aperta nell’ottobre 2005 e conclusa nella primavera 2006), consegnata la positio alla Congregazione per le cause dei santi (nell’estate 2017), «si è ritenuto di provvedere alla traslazione».
«La memoria di suor Laura, umile e dolce Figlia della Croce, non è venuta meno in questi anni. Il suo ricordo è sempre vivo, non solo nella sua congregazione, né esclusivamente in questa comunità, ma si estende verso l’intera Chiesa». Così si è espresso il vescovo Cantoni nella sua omelia, in una Collegiata troppo piccola per accogliere tutti i fedeli convenuti e le decine di sacerdoti concelebranti. «Perché suor Laura fosse accanto a noi – ha ripreso il presule – abbiamo chiesto che riposasse nella sua parrocchia, dove ha seguito Gesù in nobile semplicità, amando e servendo i fratelli più deboli, fino alla fine».
Cantoni ha ricordato che «la fama di santità che si sviluppa e cresce nei confronti di suor Laura è la prova più convincente che essa debba essere additata dalla Chiesa in un prossimo futuro, speriamo non lontano, come modello per tutti». La sua morte così drammatica «non è stata che il coronamento di una vita donata a servizio dei fratelli». Suor Mainetti ha fatto suo il Vangelo: in particolare «nell’attenzione educativa verso la gioventù – ha detto ancora il vescovo – si è dedicata alla formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani».
Un esempio da seguire, affinché le «nostre comunità cristiane sappiano insegnare alle nuove generazioni l’arte di vivere». Suor Laura «ci accompagna e ci richiama al compito irrinunciabile (per essere e non solo per dirci cristiani) di onorare e servire la carne di Cristo, che sono i poveri, gli infelici, i profughi, coloro che la società scarta». In chiusura Cantoni si è rivolto a «Maria, Madre della Misericordia, venerata a Gallivaggio, ma la cui statua è conservata in questa stessa Collegiata (il santuario è attualmente inagibile per la frana che lo ha colpito nel maggio 2018), perché sostenga la nuova fase del Sinodo diocesano che stiamo per avviare».
Chi è
Teresina Mainetti - questo è il nome di battesimo della futura suor Maria Laura - nacque a Colico (Lecco) il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma Marcellina e papà Stefano. «Della tua vita devi fare una cosa bella per gli altri». Questo invito, rivoltole da un sacerdote durante la confessione, Teresina lo abbracciò come progetto di vita.
A 18 anni entrò nella Congregazione francese delle Figlie della Croce: nell’agosto 1959 emise i primi voti come suor Maria Laura e l’anno successivo fece la professione perpetua a La Puye, casa madre della Congregazione.
Dedicò la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chieti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna nel 1984: qui, nel 1987, divenne anche superiora della comunità. Le consorelle la descrivono come «instancabile e serena, sempre pronta a rimboccarsi le maniche quando scopriva una qualunque situazione di difficoltà». Si firmava sempre per esteso: suor Maria Laura, Figlia della Croce. Pochi mesi prima di essere uccisa scrisse a una consorella: «ti auguro di cercare e trovare Gesù tra i poveri e nella quotidianità… Sarai felice davvero».