sabato 15 giugno 2024
Venti monaci da 10 Paesi, età media 30 anni: questa la fotografia della comunità benedettina che oggi festeggia 25 anni. E il priorato è stato elevato ad abbazia
I benedettini d Norcia con l'abate primate dell'Ordine, dom Polan

I benedettini d Norcia con l'abate primate dell'Ordine, dom Polan - it.nursia.org

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Grande festa oggi sulle colline appena fuori Norcia, in via Case Sparse. La comunità dei benedettini che lì risiede rende grazie per tre traguardi raggiunti. In primis i 25 anni di vita: la comunità fu fondata nel 1999 a Roma, dove ebbe i suoi inizi avventurosi prima di approdare fra i monti Sibillini. Poi la fine del restauro del complesso monastico, un antico convento dei cappuccini, dove i monaci si sono trasferiti dopo il terremoto del 2016 che ha distrutto il loro precedente monastero, contiguo alla concattedrale di Norcia. «Avevamo già comprato l’edificio e il terreno dalla diocesi, nel 2007 – spiega dom Benedetto Nivakoff – perché cercavamo un posto più tranquillo e silenzioso rispetto al centro di Norcia, ma il sisma ci ha costretti ad accelerare i nostri progetti». Infine l’elevazione canonica di quello che era tecnicamente un priorato benedettino e dallo scorso 25 maggio è un’abbazia, l’Abbazia di San Benedetto in Monte. Tre traguardi che insieme significano il ritorno pieno, ufficiale e stabile dei figli di san Benedetto nel luogo dove nacque il loro padre e padre del monachesimo d’Occidente, ma da dove gli ultimi benedettini se n’erano andati nel lontano 1810, a causa delle leggi napoleoniche, lasciando un vuoto che è stato riempito solo due secoli dopo, poco meno. A dimostrazione che le radici cristiane dell’Europa e anche delle nostre terre quando sembrano sofferenti, o financo morte, con la giusta linfa si possono riprendere più prontamente di quanto si pensi.

Il nuovo monastero dei benedettini di Norcia

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La linfa in questo caso è arrivata tramite un religioso statunitense, Cassian Folsom. Nato nel 1955 a Lynn, nel Massachusetts, fattosi benedettino nell’abbazia di Saint Meinrad, nell’Indiana, padre Folsom venne in Italia per approfondire gli studi di liturgia e tra il 1997 e il 2000 ricoprì la carica di vice-rettore del Pontificio ateneo Sant’Anselmo (dove tuttora insegna). Nel 1995, mentre era su un treno diretto a Napoli, aveva avuto però l’ispirazione per un progetto extra accademico, ossia dar vita a una comunità che riprendesse il carisma e lo stile originario dell’ordine benedettino. La fondazione avvenne appunto a Roma nel 1999. Padre Folsom e tre benedettini americani si sistemarono in un piccolo appartamento nella capitale, con una stanza adibita a cappella. Nel 1999 la Santa Sede concesse loro l’approvazione canonica e nel 2000 si manifestò la possibilità di insediarsi a Norcia. Nel 2001 un estimatore di padre Folsom, il cardinale Joseph Ratzinger, si recò in Umbria per celebrare con lui e i suoi confratelli la festa di san Benedetto: per tutti una conferma speciale del cammino intrapreso.

«Oggi siamo venti monaci – spiega dom Nivakoff, originario di New York, eletto abate lo scorso 28 maggio – provenienti da dieci Paesi: Italia, Stati Uniti, Germania, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Brasile, Indonesia, Slovenia e Canada. L’età media è di 30 anni». L’eterogeneità delle nazionalità si deve anche al fatto che all’abbazia arrivano pellegrini, turisti e curiosi da diverse parti del mondo, spesso approfittando di vacanze o viaggi di studio in Italia.

Il nuovo monastero dei benedettini di Norcia

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Il ritorno alle origini del carisma si riflette nella scelta liturgica fondativa – il rito benedettino antico – in una vita di preghiera particolarmente esigente – sveglia alle 3,30 ogni mattina – e nel recupero degli antichi digiuni dell’ordine – un solo pasto al giorno tra il 15 settembre e il tempo di Pasqua. Ora et labora. Per quanto riguardo il labora, tra l’altro i monaci di Norcia hanno elaborato da una decina d’anni la Birra Nursia, che porta come motto Ut laetificet cor , il prodotto con cui cercano di essere autosufficienti e che si inserisce in una tradizione gloriosa di birre monastiche. «Ora che abbiamo completato il restauro del monastero – chiosa dom Nivakoff – potremo dedicarci con più impegno alla nostra birra, cercando anche di farla conoscere meglio». Tempo al tempo. Intanto oggi si festeggia la chiusura di una fase importante. In concreto alle 16 sono previsti i Vespri solenni e il Te Deum, alle 17.30 la benedizione del nuovo monastero e una visita guidata, alle 19 aperitivo, cena e musica, alle 21 i fuochi d’artificio e alle 21.30 il Salve Regina.

La birra Nursia

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