venerdì 12 dicembre 2014
Francesco ha ​ricevuto in udienza 350 tra vescovi e fedeli della comunità siro-antiochena, con il patriarca Ignace Youssif III Younan.
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"Tanti sono fuggiti per mettersi al riparo da una disumanità che getta sulle strade popolazioni intere, lasciandole senza mezzi di sussistenza. Con le altre Chiese cercate di coordinare i vostri sforzi per rispondere ai bisogni umanitari sia di quanti restano in patria, sia di coloro che si sono rifugiati in altri Paesi". È la raccomandazione rivolta oggi da papa Francesco in favore delle comunità cattoliche dell'Iraq e della Siria ricevendo in udienza 350 tra vescovi e fedeli della comunità siro-antiochena, con il patriarca Ignace Youssif III Younan, in occasione del Sinodo annuale della Chiesa siro-cattolica svoltosi a Roma dall'8 al 10 dicembre."Tramite voi - ha detto il Papa - posso far giungere il mio saluto alle vostre comunità sparse nel mondo, ed esprimere il mio incoraggiamento in particolare a quelle dell'Iraq e della Siria, che vivono momenti di grande sofferenza e di paura di fronte alle violenze. E accompagno questi sentimenti di solidarietà e di compassione con il ricordo nella preghiera"."La difficile situazione nel Medio Oriente ha provocato e continua a provocare nella vostra Chiesa spostamenti di fedeli verso le Eparchie della diaspora, e questo vi mette di fronte a nuove esigenze pastorali", ha sottolineato il Pontefice. "È una sfida - ha proseguito -: da una parte, rimanere fedeli alle origini; dall'altra, inserirsi in contesti culturali diversi operando al servizio della 'salus animarum' e del bene comune".    Secondo papa Francesco, "questo movimento di fedeli verso Paesi considerati più sicuri impoverisce la presenza cristiana in Medio Oriente, terra dei profeti, dei primi predicatori del Vangelo, dei martiri e di tanti santi, culla degli eremiti e del monachesimo". "Tutto ciò - ha aggiunto - vi obbliga a riflettere sulla situazione delle vostre Eparchie che hanno bisogno di Pastori zelanti, come pure di fedeli coraggiosi, capaci di testimoniare il Vangelo nel confronto, a volte non facile, con persone di etnie e religioni diverse".
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