"Cari e venerati Fratelli che siete entrati a far parte del Collegio cardinalizio, il vostro ministero si arricchisce di un nuovo impegno nel sostenere il Successore di Pietro, nel suo universale servizio alla Chiesa". Lo ha ricordato Benedetto XVI ai sei nuovi cardinali "creati" sabato scorso, che ha ricevuto oggi in udienza con i familiari e le delegazioni ufficiali dei paesi di provenienza: Stati Uniti, Colombia, India, Libano, Nigeria e Filippine. "Proseguite fiduciosi e forti - ha chiesto loro - nella vostra missione spirituale e apostolica, mantenendo fisso lo sguardo su Cristo e rafforzando il vostro amore per la Chiesa"."Questo amore lo possiamo imparare anche dai Santi, che sono la realizzazione più compiuta della Chiesa: essi l'hanno amata e, lasciandosi plasmare da Cristo, hanno speso totalmente la loro vita perchè tutti gli uomini siano illuminati dalla luce di Cristo che splende sul volto della Chiesa", ha sottolineato il Papa sempre rivolto ai neo porporati, a ciascuno dei quali ha poi rinnovato il suo "augurio più cordiale" assicurando a tutti e sei di confidare "nel sostegno della vostra preghiera e nel vostro prezioso aiuto".
LA MESSA DI DOMENICAIl Papa chiede ai cardinali di "far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze". Gesù, ricorda, "non vuol essere difeso con le armi" e il suo è un "regno di servitori". Benedetto XVI ha ribadito domenica questa consegna ai suoi più stretti collaboratori nel governo della Chiesa mondiale, durante la Messa per i sei di loro che hanno appena ricevuto la porpora nel concistoro di sabato.I sei provengono da chiese lontane dal "centro", - rappresentate nella basilica di San Pietro da delegazioni ufficiali e gruppi numerosi di fedeli comuni, alcuni con i multicolori abiti tradizionali - e se nel concistoro Benedetto XVI aveva rimarcato la "universalità" della missione della Chiesa, ieri ha proposto una riflessione sul potere, la gloria, la logica mondana, il dominio e il servizio. Una riflessione non nuova in Benedetto XVI, tutta ancorata alle letture che la messa prevedeva ieri, nella festa di Gesù Cristo Re dell'universo, e che per la parte su Pilato riecheggia il recentissimo libro sulla infanzia di Gesù. Una riflessione dunque non collegata alle cronache recenti, ma che in qualche modo le illumina, e può aiutare a intuire le preoccupazioni delPapa di fronte alle tensioni e ai problemi di governo ecclesiale emersi in particolare con lo scandalo dei documenti trafugati.Del resto Papa Ratzinger, entrato in basilica allo squillo delle trombe e dopo aver attraversato la navata centrale sulla pedana mobile, nel saluto del cardinale James Harvey rivolto a nome dei sei nuovi "principi della Chiesa", si è visto riconoscere pubblicamente la capacità, di tutta una vita, di essere "lezione vivente" che "una teologia più profonda non è quella articolata a tavolino, ma quella elaborata stando in ginocchio". La teologia del potere indicata ieri dal Papa al collegio cardinalizio riafferma dunque che "Gesù non ha nessuna ambizione politica, che "non vuole essere difeso con le armi, ma vuole compiere la volontà del Padre fino in fondo" "con la apparente debolezza dell'amore che dona la vita". Pilato si chiede che regno possa essere "un regno di servitori", ma per i nuovi porporati e per l'intero collegio cardinalizio, questa non è più una domanda: il regno Cristo e", deve essere, un regno di servitori, "completamente diverso da quelli terreni":"La regalità della verità, - afferma Benedetto XVI - è l'unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza", ed "essere discepoli di Gesù significa non lasciarsi affascinare dalla logica mondana del potere".Durante l'Angelus il Papa ha chiesto preghiere per i nuovi cardinali, ha ricordato che al "tempo stabilito" Gesù presenterà a Dio "coloro che hanno vissuto secondo il comandamento dell'amore", e ha ribadito che i sei nuovi cardinali sono per la missione universale della Chiesa. A parte il curiale James Harvey, i sei nuovi cardinali vengono tutti da chiese africane, asiatiche, mediorientali e latinoamericane, che Papa Ratzinger ha voluto portare al cuore del governo della Chiesa, con i loro problemi, i loro contenuti e le loro priorità. Anche questo un modo per rispondere ai problemi di governo della Chiesa e riaffermare la fede che, come intonato all'inizio della messa di ieri nel "Tu es Petrus", "le porte degli inferi non prevarrano sulla Chiesa" "edificata sulla roccia".