È presente il capo dello Stato, il presidente Serzh Sargsyan, oltre a 50mila fedeli.
Al loro arrivo, il Papa e il Catholicos hanno camminato tra
la folla plaudente. Nel corso della celebrazione in armeno e in
italiano, dopo la recita del «Padre Nostro» (ognuno nella propria
lingua) e le letture.
IL DISCORSO DEL CATHOLICOS KAREKIN II. Come un secolo fa «la nostra nazione a causa del genocidio armeno aveva perso la maggior parte della patria, e con un milione e mezzo di martiri innocenti era in lotta per il diritto alla sua esistenza», anche oggi essa «vive sotto la difficile situazione di una guerra non dichiarata, difendendo la pace entro i confini del nostro Paese a un prezzo pesante e il diritto del popolo del Nagorno-Karabakh di vivere in libertà nella sua culla materna».Sono le parole usate dal supremo patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II, durante l'incontro ecumenico e la preghiera per la pace con Papa Francesco in piazza della Repubblica, a Erevan. «In risposta alle pacifiche aspirazioni della nostra gente, l'Azerbaigian ha violato il cessate il fuoco e ha iniziato operazioni militari ai confini della Repubblica del Nagorno-Karabakh nel mese di aprile. Villaggi armeni sono stati bombardati e distrutti, soldati che proteggevano la pace, così come bambini in età scolare sono stati uccisi e feriti, civili pacifici e disarmati sono stati torturati».
«Il nostro popolo è grato a Sua Santità - ha proseguito il primate armeno-apostolico - e a tutti coloro che sostengono e difendono la giustizia, e auspica che la Turchia, in seguito al Suo messaggio e alle istanze di molti Paesi, così come delle istituzioni internazionali, dimostri abbastanza coraggio da affrontare la sua storia, per porre fine all'illegale blocco dell'Armenia e per cessare di sostenere le provocazioni militaristiche dell'Azerbaigian dirette contro il diritto del popolo del Nagorno-Karabakh di vivere in libertà e pace».